Dream Theater: la storia

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Re: Dream Theater: la storia

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Traccia 11: Trial of Tears



Il disco si chiude con una lunga Power Ballad di pregevole fattura, con un intro lento e prolungato di chitarra, strofa calma e ritornello poco più spinto, una parte centrale con un grandioso assolo di chitarra, una strofa cantata a due voci e un bel finale affidato alle tastiere di Sherinian.
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Re: Dream Theater: la storia

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La pausa e l'arrivo di Jordan Rudess.

I Dream Theater si presero un anno i pausa dopo la fatica di Falling into Infinity e il relativo tour; Petrucci e Portnoy diedero vita ai Liquid Tension Experiment assieme all'ex King Crimson Tony Levin e al tastierista Jordan Rudess, mentre Derek Sherinian lasciò il gruppo proprio alla fine del tour; poco dopo darà vita al progetto Planet X.

A questo punto i DT scelsero proprio Jordan Rudess come nuovo tastierista; Jordan era stato scelto già dopo l'abbandono di Kevin Moore, ma aveva declinato l'offerta perchè impegnato in altri progetti.

Metropolis part 2: Scenes from a Memory

I Dream Theater entrarono in studio con il nuovo tastierista e ripresero in mano la suite scartata da Falling into Infinity; si trattava del secondo atto di Metropolis, brano cult tratto da Images and Words. Da quel materiale i Dream Theater crearono un concept album, che ho già trattato in lungo e in largo in un altro topic che vi posterò sotto.

Il disco uscì il 25 ottobre 1999 e fu un successo di pubblico e critica; ancora oggi è considerato da molti come il miglior album della band.

Di seguito la recensione completa di Metropolis part 2: Scenes from a Memory:

http://vintagerockforum.altervista.org/ ... =30&t=1092
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Re: Dream Theater: la storia

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Il post Metropolis e il nuovo album

Dopo la pubblicazione di Metropolis part 2 seguì un lungo tour, che culminò con la pubblicazione dell'ottimo cd/dvd Metropolis part 2: Live Scenes from New York, che riprende per intero il disco, oltre alla suite A Change of Season e altri brani per un totale di 3 ore di musica live.

Ci vollero tre anni per una nuova pubblicazione in studio, il discusso Six Degrees of Inner Turbulence. Primo doppio album della band, è composto da 5 brani nel primo disco e la lunga suite di 42 minuti Six Degrees of Inner Turbulence, divisa a sua volta in 8 brani.

Il suono risulta completamente diverso da quello dei precedenti album, molto più Heavy e spesso tendente al Thrash; si fa largo prepotentemente la voce di Mike Portnoy, che si ritaglierà sempre più spazio nei dischi a venire. Se nel primo album si parla di problemi d'alcool, isolazione, vita e morte il secondo album si basa su 6 diverse storie di individui con vari problemi mentali.

Disco uno

Traccia 1: The Glass Prison

Basta ascoltare questo brano per rendersi conto del grande cambiamento avvenuto da Metropolis al nuovo album. In peggio, ovviamente. La prima parte (che riprende esattamente dal fruscio finale di Scenes from a Memory) è grandiosa: una intro epica, potente ed evocativa, che si apre in un groove lento e malinconico; peccato che il tutto duri una manciata di secondi, per lasciare il posto ad 11 minuti che lasciano l'amaro in bocca per svariati motivi: la voce di Portnoy, le sfumature nanche tanto celate di Thrash Metal, addirittura un piatto da dj random buttato li come se ce ne fosse il bisogno, voci effettate....un brano pessimo, PESSIMO.

CURIOSITA': il brano è il primo della famosa 'Suite dei 12 passi', dove il batterista Mike Portnoy parla dei suoi problemi con l'alcool. Poteva farlo con un brano migliore, a mio parere.
Ultima modifica di MrMuschiato il 16/04/2015, 18:50, modificato 3 volte in totale.
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Re: Dream Theater: la storia

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Traccia 2: Blind Faith



Pur non brillando d'originalità il secondo brano riesce a far dimenticare la prima traccia dell'album; un brano che parte lento , con un ritornello aperto e un interessante cambio poco prima del quinto minuto, molto Hard Rock settantiano, che da una marcia in più al brano; molto interessante anche la parte successiva, più dura e con un inserto eccezionale di piano di Jordan Rudess, inaspettata quanto gradita.
Strofa e pre ritornello si rifanno molto ai brani di Awake.
Ultima modifica di MrMuschiato il 24/04/2015, 13:16, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 3: Misunderstood



Brano che parte lento con la chitarra di Petrucci e effetti in sottofondo della tastiera di Rudess; la voce viene doppiata nella seconda strofa, la tastiera di Rudess si fa cupa e angosciante per dare il via al tema portante del brano; il pezzo gioca con ritmi lenti e compassati e mood angoscianti di tastiera, fino all'apertura totale del ritornello, poco dopo 3:30. Il tutto funziona abbastanza bene, anche perchè dopo il ritornello si torna ad un clima da incubo grazie alla pesante chitarra di Petrucci che fa da sottofondo ad un solo da brividi di Rudess. Il brano propone questo dualismo pezzo lento/pezzo angoscioso fino alla sua fine; l'ultima parte la sconsiglio ai deboli di cuore, ci starebbe benissimo in un film di Dario Argento.

Traccia 4: The Great Debate

Il pezzo parla di cellule staminali, e ad inizio brano vengono riportati vari samples tratti da dichiarazioni ufficiali separati nei due canali in base alla tesi sostenuta. Quest'idea, già usata in Home (da Scenes from a Memory) verrà ripresa in futuro dalla band. Sotto le dichiarazioni si sta evolvendo il brano, con una prima parte sui tamburi della batteria di Portnoy e una seconda parte ben più aperta. Il brano in sé è piuttosto duro, con il ritorno delle voci effettate e della voce di Portnoy (....) con un ritornello molto più aperto e meno Heavy del resto del brano; nella seconda parte si riprende il groove sui tamburi e gli effetti tetri della tastiera di Rudess; un paio di assoli e altri samples chiudono il brano.

Traccia 5: Disappear



Il brano conclusivo del primo disco è una ballata à la Space Dye Vest, con una tastiera malinconica ed angosciosa che lascia spazio al piano e alla chitarra acustica; la voce è lieve ed accompagna il tappeto sonoro in modo sublime; il brano parla di un uomo che rimane solo dopo che la sua amata viene portata via da una malattia; il pre-ritornello riesce ad essere ancora più malinconico, con la musica che si ferma e con la voce che rimane li, accompagnata da samples di tastiera; la seconda strofa vede unirsi una batteria che non prende mai il sopravvento ma che accompagna cauta e quasi silenziosa il resto dei componenti. Brano sublime che nei suoi 6 minuti riesce a regalare emozioni forti; sicuramente uno dei brani più tetri dell'intera discografia del gruppo.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Disco 2

Six Degrees of Inner Turbulence

L'omonima suite si dipana per tutto il secondo cd, ma è presente non come traccia singola, bensì divisa in 8 parti.

Traccia 1: Overture

Intro che si divide tra parti strumentali molto operistiche (suonate da un'orchestra) e parti più spinte suonate dalla band. Il brano è strumentale.

Traccia 2: About to Crash

Brano non molto spinto, dalle venature Pop e senza grandi idee, si fa comunque ascoltare senza problemi; la seconda parte è più inquietante (e decisamente più interessante)

Traccia 3: War Inside my Head

Le venature Dark prendono il sopravvento nella terza parte della Suite, con doppio pedale incessante, chitarre e tastiere dure ed effettate a mo' di film Horror; anche la voce si fa più oscura e squillante.

Traccia 4: The Test that Stumped Them All

Intro da mal di testa per la complessità della parte suonata, brano non adatto ai deboli di cuore, i ritmi sono alti e l'atmosfera riprende bene il soggetto della suite.

Traccia 5: Goodnight Kiss

Parte lenta della suite, che riprende il tema portante della sua seconda metà, prima di tornare ad atmosfere più oscure alla fine

Traccia 6: Solitary Shell

Assieme ad About to Crash il brano più semplice, più accessibile, dai toni meno oscuri, più Pop e scanzonati; il ritornello è forse la parte migliore del brano, assieme al cambio dopo metà canzone.

Traccia 7: About to Crash (reprise)

Versione Hard Rock di About to Crash, decisamente meglio questa dell'originale, una delle parti migliori della suite, a metà si tinge prepotentemente di Prog con dei bei cambi e degli ottimi ritmi.

Traccia 8: Losing Time/Grand Finale

Riprende in maniera più pomposa l'Overture iniziale nella sua prima parte, per poi aggiungere un'ottima parte cantata; il finale non è grandioso come ci si può aspettare, è lasciato invece alla tastiera di Rudess che via via va a dissolversi.

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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

La svolta Thrash di Train of Through

Nel 2003 uscì Train of Through, considerato da molti come uno dei peggiori album della discografia della Prog Metal band americana. Questo perchè il disco presenta molte sonorità Thrash, lontane dallo stile originale della band, le canzoni sono più semplici e mancano spunti degni degli album del passato, inoltre le voci (spesso effettate) di Portnoy si fanno sempre più largo fra le parti cantate dei Dream. Non mancano le buone idee, ma di certo questo album non può essere considerato uno dei migliori della band.

Traccia 1: As I Am



Traccia d'apertura che riprende il finale di Six Degrees of Inner Turbulence, già qui i Dream Theater mettono in chiaro le cose, con un brano cattivo, pestato e senza parti melodiche. Il brano fortunatamente non scade nel Thrash più becero e si fa ascoltare.

Traccia 2: This Dying Soul



Seconda parte della Twelve Step Suite di Mike Portnoy (la prima era Ths Glass Prison) questo brano riassume quello che sarà da qui ai giorni nostri il modus operandi dei Dream Theater, infatti incorpora in se pezzi ispirati e di grande impatto ad altri veramente di scarsa qualità; questo discorso è da fare anche e soprattutto quando si parla di album completi, ma ci torneremo. L'inizio è da buttare, con doppia cassa e chitarre Thrash, mentre la parte melodica è ben fatta e d'impatto, così come è ottimo il ritornello, la cui parte cantata verrà ripresa nel disco successivo. Il cambio a 00:52 è notevole, come tutta la parte successiva, fino alle inascoltabili voci effettate di Portnoy, piaga di queste canzoni. La strofa cantata da LaBrie è melodica e oscura allo stesso tempo, con una chitarra misteriosa e sospesa ad accompagnare il tutto, mentre il ritornello è molto azzeccato. Bellissimo il bridge a metà canzone, dopo un pezzo di piano di Rudess, mentre la parte finale scade nel Thrash.
Il brano presenta due facce contrapposte, ottime idee mescolate con riff e voci non altezza del nome della band.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da theNemesis »

Gran lavoro di Muschio!
MI hai fatto scoprire musica che io non conoscevo bene.
Grazie
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

theNemesis ha scritto:Gran lavoro di Muschio!
MI hai fatto scoprire musica che io non conoscevo bene.
Grazie
È un piacere per me!! A breve riprendo, mancano ancora un bel po' di album da analizzare!
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da Watcher »

Di "Six Degrees of Inner Turbulence" il brano che mi è piaciuto di più è la traccia 2: Blind Faith, forse proprio per lo spirito hard rock settantiano. ;)
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da Watcher »

This Dying Soul.
Non capisco il Petrucci, ha una tecnica mostruosa ma si ostina con queste ritmiche super-distorte e trash che poi non so a chi piacciano. Il brano non sarebbe stato male escludendo questo particolare, oltre ad un voler troppo mettere in mostra (da parte di tutti) la velocità di esecuzione. L'abbiamo capito, sì, che siete dotati! [smile]
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Watcher ha scritto:This Dying Soul.
Questo disco non ha molto senso hahaha
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 3: Endless Sacrifice



Power Ballad che parte benissimo, lenta e malinconica grazie al piano di Rudess e alla voce di LaBrie, e che si apre nel ritornello; a metà brano c'è un cambio Heavy e vari e imprescendibili assoli.

Traccia 4: Honor Thy Father

Probabilmente il pezzo più brutto dei Dream, almeno fino all'uscita di questo disco, un'accozzaglia di Thrash e riff sparati a velocità elevate; il tutto condito dalla sempre più presente voce di Portnoy e urla a caso.

CURIOSITA': Portnoy scrisse il brano pensando al difficile rapporto col patrigno

Traccia 5: Vacant



Ballad malinconica e strappalacrime senza impennate Heavy, pezzo di struggente bellezza.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 6: Stream of Consciounsness



Pezzo strumentale del disco, riprende il tema di Vacant e lo amplia nell'arco di 11 minuti. La malinconia di Vacant viene sovrastata dall'oscurità trasmessa da chitarra e tastiera; uno dei migliori pezzi dell'album.

CURIOSITA': il titolo provvisorio di Falling into Infinity era proprio Stream of Consciounsness; ritenuto però troppo ingombrante, Petrucci suggerì Falling into Infinity.

Traccia 7: In the Name of God



Altro brano oscuro, il tema portante è quello della religione e di ciò che l'uomo è portato a fare in nome di un Dio. Brano cattivo ma che non scade nel Thrash becero, e mantiene una buona qualità; la parte centrale è caratterizzata da un pezzo orientaleggiante di straordinaria fattura, dove Petrucci da il meglio di se; molto bello anche il ritornello con la voce di LaBrie in due canali; unica nota negativa la ripresa a 7:12, che col resto c'entra ben poco.

CURIOSITA': il pattern sul ride di Portnoy fra il minuto 5:51 e il minuto 6:07, se trascritto in codice Morse rivela la frase 'eat my ass and balls', frase cara al batterista.

CURIOSITA': al minuto 12:56 si può sentire in sottofondo l'inno Battle Hymn of the Republic, canto popolare durante la Guerra Civile Americana.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

La strada verso Octavarium

Nel tour mondiale del 2004 i Dream Theater fecero tappa al Budokan di Tokyo, dove registrarono quello che sarebbe diventato il loro quarto live commercializzato in CD e DVD, intitolato semplicemente Live at Budokan.

Alla fine del tour di Novembre con gli Yes i 5 si presero una pausa, per poi entrare nel celebre Hit Factory di New York, che venne chiuso dopo la realizzazione di Octavarium.

I Dream Theater decisero di creare un album più accessibile, più commerciale, con brani più corti e diretti, ma con una suite finale che ripercorresse la storia del Prog, dall'inizio ai loro giorni. Octavarium è l'ottavo album della band e tutto ruota attorno a questo numero (i brani sono otto, per esempio). Inoltre ogni brano è stato scritto in una chiave diversa.

Octavarium è il primo album dei Dream Theater che comprende pezzi suonati da una orchestra vera e propria (nei brani The Answer Lies Within, Sacrificied Sons e in Octavarium); la stessa, denominata Octavarium Orchestra e condotta da Jamshied Sharifi (studente alla Berkley con Portnoy, Petrucci e Myung) suonerà insieme al gruppo al Radio City Music Hall di New York nella celebrazione dei 20 anni del gruppo, live che verrà registrato e messo in vendita con il nome Score: 20th Anniversary World Tour.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Octavarium

Traccia 1: The Root of All Evil




Quarto capitolo della Twelve Steps Suite e brano iniziale del disco, la prima nota suonata dal piano è l'ultima del disco precedente. Il pattern che Portnoy suona sul timpano nell'intro è lo stesso che in This Dying Soul suona con la doppia cassa nella strofa; anche il break è una citazione del brano precedente, la strofa cantata

''I can feel my body breaking
I can feel my body breaking''


Riprende il ritornello del brano precedente.

Brano di grande impatto, buon tiro e gran carica, con un pre-ritornello più melodico e struggente grazie al piano di Rudess; anche il ritornello segue la stessa linea, marcando una netta linea con il resto della canzone.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 2: The Answer Lies Within

Ballata delicata che parte piano voce e che si completa dopo il primo ritornello, buon brano ma un po' troppo pop, un po' troppo commerciale.

Traccia 3: These Walls

Brano più energico rispetto al precedente, almeno nell'intro, almeno nelle intenzioni. Non è un brutto brano, ma si sente che è stato scritto per un pubblico più grande, per renderlo il più accessibile possibile.

Traccia 4: I Wallk Beside You

I brani continuano ad essere commerciali, ma qui sembra veramente di ascoltare una pop band britannica. Brano ruffiano come pochi, con nulla di buono da riportare.

Traccia 5: Panic Attack



Unico brano comparabile al precedente disco, inizio molto Heavy, si fa apprezzare per il fatto di essere un po' meno commerciale rispetto ai 3 precedenti; buono lo stacco pre-ritornello, la parte centrale rimanda un po' ai Muse...

Traccia 6: Never Enough

Se la parte centrale di Panic Attack rimandava ai Muse qui si rischia il plagio. Synth, voce, effetti, tutto ricorda i Muse. Inclassificabile.

CURIOSITA': Portnoy scrisse il brano per quei fans che si lamentavano per qualsiasi scelta, canzone, scaletta dei Dream Theater. Il batterista disse che leggere certe critiche lo faceva star male.

Traccia 7: Sacrificed Sons



Assieme alla title track è il miglior brano dell'album. Scritto in memoria delle vittime dell'11 Settembre 2001, il brano parte con samples di vari telegiornali dell'epoca che parlavano dell'accaduto. Il brano in sè è un'oscura e struggente ballata, lenta ed intimista, con un LaBrie delicato e il piano di Rudess a ricamare accordi tristi ed agonscianti; ottimi anche i violini che accompagnano il tutto. Il brano si apre nella seconda parte, con chitarre più distorte e voci più cattive.

Traccia 8: Octavarium

Della possente e monumentale suite ho già parlato in lungo e in largo in un topic a parte, che vi linko qui sotto:

http://vintagerockforum.altervista.org/ ... =53&t=1038
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

La firma con la Roadrunner Records

A Settembre 2006 cominciarono li lavori del nuovo disco, che terminarono a Febbraio 2007. Il 4 giugno 2007 uscì il nono album della band, Systematic Chaos, prodotto prima di firmare con la nuova etichetta discografica, la Roadrunner Records.

La casa discografica ricevette un'anteprima dell'album per valutare un'eventuale contratto discografico, che poi andò a buon fine.

Systematic Chaos

La tecnica di collegare il primo brano di un nuovo disco con l'ultimo del disco precedente finì con Octavarium e con l'entrata nella Roadrunner Records. Per rompere questa tradizione i Dream Theater decisero di dividere in due parti la suite del disco e di mettere la prima parte come brano d'apertura e l'ultima parte come brano di chiusura.

L'album vede un inasprimento dei brani rispetto ad Octavarium e un ritorno alle atmosfere oscure di Awake e Train of Thought. Il livello qualitativo dell'album è altalenante, con pezzi superlativi affiancati ad altri così pessimi che ci si chiede come abbiano fatto ad entrare a far parte del disco.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 1: In the Presence of Enemies part 1



Nei 9 minuti di questa prima parte di suite i 5 (4, considerando solo i musicisti) danno l'ennesima prova delle loro doti tecniche al limite dell'umano, soprattutto nei primi 2 minuti abbondanti. Siamo quindi di fronte all'ennesimo brano inutile fatto giusto per mettere in vetrina la loro incredibile bravura? Assolutamente no.
Il brano è una suite Prog Metal composta in maniera sublime, con un crescendo continuo che sfocia in un pezzo distensivo tenuto in piedi magistralmente dalla chitarra di Petrucci. La parte cantata da Labrie, che parla dell'eterna lotta tra il bene e il male funziona e il pezzo fila via senza neanche accorgersene, non facendo pesare notare la sua comunque discreta lunghezza.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 2: Forsaken



Power Ballad dal sapore gotico che non porta nulla di nuovo ma che fa il suo dovere in modo convincente, visto che comunque lo stile della band c'è e si sente molto bene.

Traccia 3: Constant Motion

Una delle tracce scelte come singolo, in molti si chiedono non tanto il perchè di questa scelta, ma piuttosto perchè un brano del genere sia stato scelto per far parte di un disco. Qui i 5 si dimenticano di essere un gruppo Prog Metal e si mettono a scimmiotare i Metallica, nel modo peggiore; doppie voci LaBrie - Pornoy nella strofa, addirittura nel ritornello Poirtnoy ha la sua parte di testo cantata, effetti che danno fastidio a sentirli e un generale clima che poco a a che fare col gruppo; più che i Dream Theater sembra di sentire un gruppetto Nu Metal di diciottenni.

Traccia 4: The Dark Eternal Night



Continua la crisi di identità, ma qui almeno c'è una parte centrale Prog di tutto rispetto, un ritornello orecchiabile e un senso di fondo, togliendo le inascoltabili voci effettate nella strofa. E le voci di Portnoy effettate, un calcio nell'orecchio dell'ascoltatore.
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