The Beacons Bottom tapes

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The Beacons Bottom tapes

Messaggio da Hairless Heart »

Dopo il corposo cofanetto “20 Years of Jethro Tull”, vera e propria miniera d’oro in quanto a inediti, pezzi rari e live (una manna dal cielo anche per il giovincello fan Hairless Heart, che non credeva ai propri occhi, specie al momento di pagare….), era possibile una nuova uscita di una certa levatura anche per il 25ennale?
La risposta affermativa arriva il 26 aprile del 1993 col cofanettone 25th Anniversary Box Set.
Molto particolare la confezione, a forma di scatola di sigari.
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(L’anno dopo, la compilation Nightcap avrà in copertina l’immagine di una bottiglia di whisky, ‘sti dediti al vizi….).

Il box consta di 4 cd. Il primo, Remixed, contiene alcuni classici della band in versione remixata.
Il secondo, Carnegie Hall, N.Y., ci regala finalmente la versione integrale del concerto del 1970, una parte della quale era da tutti conosciuta perché contenuta nel doppio Living in the Past del 1972.
Il quarto, Pot Pourri, è una serie di brani dal vivo lungo tutto l’arco della carriera.
Il cd forse più stuzzicante è il n° 3, The Beacons Bottom Tapes. Ian Anderson e compagni, in studio di registrazione, immortalano alcuni brani nella versione (allora) attuale, come veniva eseguita dal vivo. Alcuni sono praticamente uguali agli originali, ma in alcuni casi le riletture sono piuttosto interessanti.
La formazione vede, oltre ad Anderson e Martin Barre, Doane Perry alla batteria, Dave Pegg al basso e al mandolino, ed Andy Giddings alle tastiere. Quest’ultimo, oltre a Perry, sarà l’importante spalla di Anderson, due anni dopo, per il secondo lavoro da solista, Divinities: Twelve dances with God.
I brani. Il primo della lista è una vecchia cover blues, che i Tull suonavano già nel 1968, So Much Trouble, per quanto mi riguarda piuttosto superflua.



Segue My Sunday Feeling, brano d’apertura del primo album, This Was, e forse quello in cui maggiormente di percepisce l’evoluzione che avrà la band di lì a poco. Efficaci le tastiere aggiuntive, differisce dalla versione originale per il raddoppio, all’inizio, di tutta la parte finale. Peccato solo per una nota che appare fuori posto, da “minorata” che era, qui diventa “maggiorata”.
Me la ricordo, My Sunday Feeling, come potente inizio del concerto del 1994 a Trento. [slurp]

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Re: The Beacons Bottom tapes

Messaggio da Il mago di Floz »

Continua: molto interessante. :-)
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Re: The Beacons Bottom tapes

Messaggio da Hairless Heart »

Someday the sun won't shine for you. Altro pezzo tratto da This Was. Era il periodo con ancora Mick Abrahams alla chitarra, e i Tull erano ancora molto orientati al blues.

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Re: The Beacons Bottom tapes

Messaggio da Hairless Heart »

La celebre Living in the Past è originariamente il primo 45 giri inciso nel 1969 col nuovo chitarrista Martin Lancelot Barre. Questa è una buona versione che certo non può eguagliare l'originale, specie sotto il profilo del sound.



Poteva mancare Bourée??? Certo che no! Di questa esecuzione apprezzo in special modo il lavoro al pianoforte di Giddings.
La sezione centrale qui inserita è una di quelle track "senza padrone", pezzi (nel vero senso della parola, cioè "non interi") strumentali che i Tull si portano dietro nei concerti anche per diversi anni, ma che poi non trovano una collocazione ufficiale. Spesso poi questi pezzi viaggiano da una canzone all'altra.

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Re: The Beacons Bottom tapes

Messaggio da Hairless Heart »

With you there to help me, in una versione di lusso, com'era peraltro anche l'originale, opening-track di Benefit.
E pensare che per un decennio l'ho snobbata..... penso sia una delle più belle canzoni in assoluto dei Tull.
All'epoca veniva eseguita live con un lungo intermezzo pianistico di John Evan(s), com'è documentato nel secondo cd del box-set, di cui parlavo nel post introduttivo.

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Re: The Beacons Bottom tapes

Messaggio da Hairless Heart »

Thick as a Brick, in una versione di 9 minuti. L'edit è leggermente diverso dalla versione, ad esempio, contenuta nel live Bursting Out.



Cheerio è completamente stravolta rispetto alla versione originale, quando era il pezzo di chiusura di Broadsword and the Beast. La melodia di partenza è presa a pretesto per delle variazioni per mandolino e chitarre varie. Sembra fatta apposta per una esecuzione dal vivo, ma dalle cronache dell'epoca pare che invece non facesse parte della scaletta dei concerti.

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Re: The Beacons Bottom tapes

Messaggio da Hairless Heart »

A new day yesterday (da Stand Up) appare qui in una veste molto particolare. la melodia rimane sostanzialmente la stessa, Anderson si limita a giocare con delle variazioni verso il basso, data la situazione della sua voce; gli accordi attorno invece sono diversi e l'effetto non è male. Ottimo il riff iniziale effettato ed anche le tastiere aggiuntive.
Dopo una variazione ritmata, arriva la consueta sezione strumentale all'interno della quale fa capolino quella che è conosciuta come "Kelpie". In effetti si tratta ancora di uno dei pezzi "senza padrone" di cui parlavo prima, ricorrenti nei concerti. Ad un certo punto, nel 1978, Anderson e compagni lo schiaffano all'interno di una canzone, Kelpie appunto, rimasta poi inedita (e ribalzata fuori nel cofanettone del ventennale). La canzone poi è sparita, ed è rimasto il pezzo strumentale, di nuovo orfano.



Il lavoro fatto su Protect and Survive, canzone pubblicata sul controverso "A", è più o meno lo stesso riservato a Cheerio, qui dominano le chitarre acustiche.

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Re: The Beacons Bottom tapes

Messaggio da Hairless Heart »

Della successiva ballata, Jack-a-Lynn, parlai tempo fa anche qui:

http://vintagerockforum.altervista.org/ ... =403#p3911

Mentre la versione del 1982 è basata principalmente sulle tastiere, qui invece diventa acustica. Curioso il fatto che all'inizio faccia capolino una svisata alla chitarra che diventerà il riff portante di At Last, Forever, canzone del disco Roots to Branches.

[bbvideo=560,315]https://www.youtube.com/watch?v=BSAydmLkXwU[/bbvideo]
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Re: The Beacons Bottom tapes

Messaggio da Hairless Heart »

Vi dovevo il completamento dell’album.
Anche The Whistler è stata rivoltata del tutto, qui in una versione strumentale per chitarra elettrica, eseguita spesso nei concerti.

[bbvideo=560,315]https://www.youtube.com/watch?v=mqDlqiRdOsw[/bbvideo]

My God è sempre il solito grande capolavoro, ma che fatica la voce!.....
Nell’intermezzo appare il tradizionale God rest ye merry gentlemen; prima nella versione eseguita fin dagli anni settanta, che appare anche nel live Bursting Out; poi però l’arrangiamento cambia repentinamente e si fa jazzato, esattamente come verrà successivamente proposta nel Christmas Album, questa:

http://vintagerockforum.altervista.org/ ... 586#p23069

[bbvideo=560,315]https://www.youtube.com/watch?v=vK-sa65qj0M[/bbvideo]
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