George Harrison - La produzione da solista

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George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da Hairless Heart »

Salterei a pié pari i primi due album, Wonderwall Music (1968) e Electronic Sound (1969), principalmente perché ...... non li conosco. :oops: Ma se qualcuno, viceversa, li ha approfonditi e ritiene contengano qualcosa di interessante, può postarlo quando vuole.
E veniamo ad All Things Must Pass, triplo monumentale album che rimarrà il capolavoro del "quiet one". Uscito nel novembre del 1970, Harrison può finalmente dare sfogo alla sua creatività, spesso "frenata" all'interno della band di provenienza. Nonostante il formato strong, il disco diventa n°1 in UK e USA, e n°2 in Italia (fonte Wikipedia, fidiamoci....). All Things Must Pass si pone certamente in lizza quale miglior disco di un ex-beatle.
Non si può non cominciare dalla sua canzone più famosa, anche questa n°1 in mezzo mondo. Anche se, forse, non da tutti apprezzatissima.

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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da twoofus »

Per molti questo è il miglior album dei Beatles solisti. Se non lo è, ci siamo molto vicini. Ce ne sono forse altri due o al massimo tre che possono competere.
Il formato strong: in realtà è un album doppio (il terzo conteneva Jam session tra i numerosi musicisti), in cui George mise tutto quel che aveva da parte, anche se un paio di cosette saltate fuori dopo le aveva scartate... tipo la bellissima I Live for You.
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da aorlansky60 »

Durante gli ultimi 2 anni di vita (come band) dei Beatles, Harrison aveva ammucchiato così tanto materiale solista da essere certo di riuscire a vivere di rendita per alcuni anni; altra sua certezza era quella che JOHN e PAUL non gli avrebbero mai permesso di pubblicarle in un album dei BEATLES, se non in numero assai minore rispetto al totale di cui disponeva; tanto per dare un idea, già nell'estate del 1968 -al tempo delle tesissime sessions per il WHITE ALBUM- Harrison aveva quasi pronta SOMETHING (ben più di un semplice abbozzo, era di fatto quasi completata) tanto è vero che la suonò ad uno dei tecnici del suono degli studi EMI, che gli disse "Bellissima! perchè non facciamo questa, invece ?" mentre erano alle prese, assenti Paul e John, con una delle 5 songs di George che finiranno pubblicate nel WHITE ALBUM. (ricordo questo particolare dalla lettura di una delle tante pubblicazioni sulla band in mio possesso). Nel corso delle sessions del Gennaio 1969 per il progetto "Get Back" George aveva in abbozzo ALL THINGS MUST PASS (la song) che propose a John e Paul, ricevendo diniego da questi.

In George stava montando quella sensazione di frustrazione legata a consapevolezza che non avrebbe mai avuto lo spazio che desiderava in quella band, in un periodo che lo vedeva crescere qualitativamente come compositore e quindi desideroso di dare spazio e sfogo a tale creatività.

La pubblicazione di ALL THINGS MUST PASS (album) nell'autunno del 1970 testimonia quanto detto sopra; il materiale non era solo quantitativamente numeroso, ma anche qualitativamente elevato.

Se ne rese conto Phil Spector, il primo al quale George propose in anteprima le sue canzoni, avendolo invitato per l'occasione proprio a Friar Park; c'è un filmato (trasmesso recentemente sulla vita di Harrison) che testimonia lo stupore del produttore americano per la quantità di materiale che Harrison gli stava proponendo "a raffica" una dopo l'altra in rapida sequenza "non facevo tempo a rendermi conto della bontà di una song, che George mi diceva ASPETTA, ASPETTA SENTI QUEST'ALTRA attaccando con un altro brano..." Spector ricorda anche, dopo il lavoro in studio per le registrazioni di tutte le canzoni dell'album, che "George era un perfezionista; anzi non solo, di più; voleva le cose giuste nel posto giusto e per realizzare questo non si stancava mai di provare e riprovare fino a raggiungere piena convinzione e soddisfazione."

JOHN LENNON pubblicò il suo bellissimo "John Lennon plastic ono band" nello stesso periodo, e fu non poco contrariato nel verificare che il pubblico (inglese, ma soprattutto quello americano) preferiva l'album di George rispetto al suo.

In effetti, la maggiorparte della critica e del pubblico mondiale atribuiscono a ALL THINGS MUST PASS il ruolo di "migliore album mai pubblicato da un ex Beatle" concetto che mi vede pienamente d'accordo; se c'è un particolare sul quale l'album di JOHN può rivaleggiare con quello di GEORGE è la spontaneità, l'immediatezza e la CRUDA SINCERITÀ che diedero vita a "John Lennon plastic ono band" in cui il suo autore si spoglia completamente rivelando il suo essere al pubblico, ma anche in questo campo GEORGE non era da meno, alcune songs del suo triplo album trasudano tutto l'intimo carattere interiore di Harrison per alcuni aspetti della vita e della spiritualità al di sopra dell'essere carnale.

Nella raccolta, si fa prima a citare gli episodi minori rispetto a quelli alti, tanto sono in maggioranza quest'ultimi. Personalmente non vedo alcun momento debole (considerando come lo fa twoofus l'album come doppio, lasciando al terzo disco di jams un ruolo da puro esercizio tecnico, e concentrando invece la lettura critica sulle composizioni e i testi originali di Harrison che danno vita ai primi due vinili)

Le mie preferite -in ordine puramente cronologico- sono sicuramente :

I'd Have You Anytime (scritta originariamente a quattro mani con DYLAN; bellissima; non poteva scegliere migliore introduzione per presentare l'album all'ascoltatore)
Isn't It a Pity (version 1)
If Not for You di DYLAN, qui nella interpretazione di George
Let it down
Beware of Darkness - ASSOLUTAMENTE SUPERBA QUESTA
Ballad of Sir Frankie Crisp (Let It Roll) - ASSOLUTAMENTE COME SOPRA
All Things Must Pass - COME SOPRA

ma ripeto, nel contesto generale ogni brano è assolutamente degno di nota e in linea con il miglior concetto di "song-writing" che si possa immaginare e desiderare. Lennon e McCartney, se ascoltarono attentamente questo disco, poterono rendersi conto che GEORGE non aveva più nulla da invidiare loro.

Una nota importante da citare come chiave di lettura dell'album : il sound proposto da Harrison per l'occasione trasuda non a caso di sonorità in stile americano; ho detto "non a caso" perchè nel corso del 1968 e del 1969, quando il tempo glielo consentiva, aveva fatto diversi viaggi negli USA ed aveva incontrato spesso DYLAN(col quale erano reciprocamente in ottimi rapporti di amicizia) e quest'ultimo gli aveva presentato THE BAND, di cui Harrison iniziò ad essere grande estimatore (George aveva dichiarato che il loro "Music From big Pink" rientrava tra i suoi preferiti e considerava il secondo album da loro pubblicato "THE BAND" un vero e proprio classico. Da questi dati di fatto, impossibile pensare che non ne sia stato influenzato, ed in effetti molte songs del triplo album rispecchiano palesemente sonorità in stile americano, con uso di steel guitar a profusione)

L'unica critica che posso fare verte sulla produzione, o su alcuni aspetti di essa; com'è noto, Phil Spector non potè evitare di metterci "la classica farina del suo sacco" per la quale era noto nell'ambiente da anni, ovvero quel WALL OF SOUND carico di ECHO e RIVERBERO che conferivano caratteristica del tutto particolare ad ogni brano passato sotto la sua supervisione, non solo di Harrison (e di Lennon, che lo chiamerà più volte a produrre suoi album da solista); ora, in brani dove la massa orchestrale non è elevata e l'accompagnamento strumentale prevede pochi strumenti (per fortuna la maggioranza della raccolta) la cosa funziona a meraviglia (penso in particolare a THE BALLAD OF SIR FRANKIE CRISP) mentre in altri brani, meno (penso in particolare a WAH WAH per la quale lo stesso Harrison non nascose le perplessità una volta ascoltato il prodotto finale pubblicato su album, considerandone "il suono troppo compresso e pesante per chi si ritrova ad ascoltarla" ma anche per "Let it down" quando sopraggiunge la massa orchestrale delle strofe).

In conclusione, per quanto mi riguarda un grande e bellissimo album che non mi sono mai stancato di ascoltare in vari decenni, di sicuro uno dei miei dischi preferiti tra i tanti che conosco e posseggo : se mi venisse detto, la classica domanda di sempre, "tieni solo uno tra i molti dischi pubblicati come ex Beatle da JOHN, PAUL, GEORGE e RINGO" (va beh, quest'ultimo lo includiamo per dovere, anche se sappiamo tutti che non può competere a livello di "song writing" con i suoi altri tre amici e colleghi), non avrei alcun dubbio, mi terrei stretto ALL THINGS MUST PASS.
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da aorlansky60 »

twoofus ha scritto: 29/01/2019, 19:52 Per molti questo è il miglior album dei Beatles solisti. Se non lo è, ci siamo molto vicini. Ce ne sono forse altri due o al massimo tre che possono competere.
Personalmente, penso solo a

John Lennon plastic ono band (di cui ho parlato prima) e a "IMAGINE" di Lennon,

e a "Band on the run" di McCartney,

in grado di potersi accostare a ALL THINGS MUST PASS, ma per quanto mi riguarda quest'ultimo è ancora buon vincente, e non di poco;

tu cosa ne pensi a proposito ? (naturalmente la domanda è rivolta anche ad altri) [smile]
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da twoofus »

Esattamente gli stessi titoli di John, Plastic ono band e Imagine, che forse metto allo stesso livello di All Things must pass. Band on the run invece qualche gradino più giù, anzi gli preferisco Ram.
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da aorlansky60 »

"Salterei a pié pari i primi due album, "Wonderwall Music" (1968) e "Electronic Sound (1969), se qualcuno, viceversa, li ha approfonditi e ritiene contengano qualcosa di interessante, può postarlo quando vuole."

...........................................................................................................................

Conosco bene "Wonderwall Music", posseggo l'Lp dagli anni 70 (da quando iniziò a maturare la mia passione per i BEATLES sia come gruppo che come solisti, andai alla ricerca e all'acquisto sistematico di tutti i loro albums, Ringo a parte);

indubbiamente un disco "strano" per certi versi (molti brani sono suonati da musicisti indiani con strumentazione relativa, su composizioni dettate da Harrison dove lo stesso George non è nemmeno presente; solo in pochi brani egli figura anche come esecutore, se non ricordo male chiamò per l'occasione anche l'amico Eric CLAPTON a suonare in alcuni brani; di certo, tutti i brani dell'album sono composti da G.Harrison) e disco non facile all'ascolto (per chi non si ritrova ad essere melomane navigato, e quando decisi di acquistarlo non lo ero di certo avendo 15anni) intriso di sonorità indiane con i tipici strumenti tradizionali dei quali GEORGE era entrato a contatto, in conseguenza del suo interesse per l'arte la cultura e la religione indiana in lui maturata dal 1966;

contiene comunque delle autentiche "chicche", se così vogliamo definirle; una di queste che mi colpì fin dal primo ascolto è la strumentale "RED LADY TOO" che ho sempre trovato bellissima nel suo svolgimento armonico - anche qui la musica tradizionale indiana gioca un ruolo importante (con le sue tipiche scale a discendere per come si sviluppa il brano) che inevitabilmente deve avere influenzato lo stile di composizione di George.

Bellissima anche se molto, troppo corta, "Wonderwall to Be Here" dal sapore quasi nostalgico - ascoltare per credere.

Divertentissima "Drilling a home" [smile] della quale non ricordo come entra nel contesto della colonna sonora per il film, ma se il suo titolo significa "forare una casa" (che potrebbe essere interpretato anche come "demolire" o "devastare una casa") qui vi entra anche tutto il senso dello humour di GEORGE, che ne ha fatto una canzoncina che all'ascolto ti mette inevitabilmente a sorridere [smile] e poi a sghignazzare di gusto :lol: (per come essa è pacchianamente ilare e gioiosa, quasi una filastrocca per bimbi o una sorta di parentesi umorale per adulti) e subito di buon umore, consigliatissima se vi sentite un pò giù; almeno con me ci riesce. [smile]

come dicevo, molti dei brani sono di chiara ispirazione allo stile indiano più puro, e qui occorre amare le sonorità tipiche dell'India e della sua tradizione culturale; quand'ero giovane le trovavo assai pesanti, ma col crescere della mia esperienza di ascolti e relativa maturazione di gusti musicali, le trovo infinitamente RILASSANTI all'ascolto, forse era ANCHE questo che Harrison voleva trasmettere al pubblico ascoltatore.

Non conosco invece "Electronic Sound"; per quanto ho letto su di esso nel tempo, rappresenta una serie di esperimenti di Harrison giocati sull'uso del Moog Synthetizer che Harrison stava scoprendo ed esplorando nelle sue potenzialità , avendolo appena acquistato da uno dei suoi viaggi negli USA tra il 68 e il 69, uno dei primi esemplari commercializzati dal suo inventore e di certo uno dei primi arrivati in Europa; com'è noto, Harrison lo farà vedere (e sentire) anche ai suoi colleghi JOHN e PAUL, che ne faranno uso in alcuni brani di "ABBEY ROAD" ("Maxwell Silver Hammer" e "Because" tra quelli che ricordo sicuramente; probabilmente anche nel "Long Medley" della B-side dell'album ne fu fatto uso).
Ricordo anche che fu la lettura di recensioni non propriamente entusiaste, che lo cassavano come "un esperimento non molto riuscito", a farmi desistere dal suo acquisto. Peraltro, proprio a causa della sua natura di disco "ostico e difficile" che si portava dietro (e di conseguenza con scarsa potenzialità commerciale), non è mai stato un titolo di facile reperibilità (almeno in Italia, infatti non so nemmeno se la EMI ITA lo distribuisse regolarmente).
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da Hairless Heart »

Ottimo, Aor!
Tornando alla domanda di prima, metto più o meno sullo stesso piano All Things Must Pass, Imagine e Ram (anche per me il migliore del Macca). Un gradino sotto Plastic Ono Band e Band On The Run. Con un menzione speciale per l'eponimo di Harrison del '79.
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da twoofus »

Menzioni speciali anche per:
Cloud Nine, Walls and Bridges, Flaming Pie. E perchè no, Ringo del 73 mi piaceva molto.
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da aorlansky60 »

@ Hairless
"Con un menzione speciale per l'eponimo di Harrison del '79."

Purtroppo qui i nostri gusti personali differiscono, e non poco a quanto vedo; nessun problema, semplice questione soggettiva;

ti dirò che i titoli di Harrison che più mi hanno deluso sono proprio "George Harrison" e in misura ancora maggiore il successivo "Somewhere in England", quasi a conferma che George avesse smarrito il suo talento; non ho mai avuto il coraggio di ascoltare "Gone troppo"(anche se lo posseggo, il che è risibile) del resto è da molto tempo che non ascolto nemmeno gli altri due per il ricordo che mi diedero appena acquistati in tempo reale di pubblicazione, in particolare "Somewhere in England" : un disco di canzoni piatte, insipide, una sorta di noia continua; nemmeno la tanto declamata "All those years ago"-per i motivi che si porta dietro- mi ha mai convinto; almeno quello che hai menzionato contiene "BLOW AWAY" che considero tutto sommato un buon pezzo, anche se le altre mi lasciano alquanto tiepido; la stessa "Not Guilty" scritta nel periodo Beatles che speravo potesse essere di buon livello mi ha alquanto deluso.

Più di questi due, guardando alla produzione solista di Harrison a me piacciono di più "EXTRA TEXTURE" e "DARK HORSE" pur con tutte le loro pecche (riconosco che diverse canzoni di questi due album possano essere discutibili, compresa la tediosissima "Ding Dong" decisamente autocontemplativa e autocompiaciuta che per me resta uno dei brani più negativi del chitarrista, però almeno ci trovo -e ci sento- brani quali "Hari's on Tour (Express)" "Dark Horse" "Far East man" e nell'altro "The Answer's at the End " "This guitar" e "World of stone", ognuna delle quali a me piace di più rispetto a qualunque altra dagli altri due album prima menzionati).

@ Hairless & Twoofus

si, mi ero dimenticato di RAM, un titolo tutto sommato buono (da parte mia con qualche riserva) ma devo dire allora che reputo VENUS & MARS meglio riuscito -come produzione, come qualità di brani complessiva-

personalmente della produzione di PAUL anni 70 reputo questo e BAND ON THE RUN i migliori, seguiti da RAM.
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da aorlansky60 »

twoofus ha scritto: 30/01/2019, 20:28 Menzioni speciali anche per:
Cloud Nine, Walls and Bridges, Flaming Pie. E perchè no, Ringo del 73 mi piaceva molto.
Concordo certamente con quello evidenziato; l'ho sempre considerato con una alta valutazione personale, anche perchè molte delle canzoni contenute meritano davvero una stima elevata (a cominciare da "Old Dirt Road" che adoro); questo disco insieme a MIND GAMES (per il quale ho una propensione del tutto particolare, perchè fu l'album che mi fece conoscere LENNON da solista) per me costituiscono "le seconde scelte" immediatamente dietro a IMAGINE e John LENNON PLASTIC ONO BAND, per quanto riguarda il LENNON post Beatles.
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da twoofus »

aorlansky60 ha scritto: 31/01/2019, 10:13 ...i titoli di Harrison che più mi hanno deluso sono proprio "George Harrison" e in misura ancora maggiore il successivo "Somewhere in England"...
Questi album non sono memorabili, ma va detto che in ognuno c'è qualche perla poco conosciuta, che meriterebbe di essere rivalutata. Consiglio
Your love is forever, Faster
Life itself
e in Gone Troppo c'è la stupenda That's the way it goes.
aorlansky60 ha scritto: 31/01/2019, 10:20 ...MIND GAMES (per il quale ho una propensione del tutto particolare, perchè fu l'album che mi fece conoscere LENNON da solista) per me costituiscono "le seconde scelte" immediatamente dietro a IMAGINE e John LENNON PLASTIC ONO BAND, per quanto riguarda il LENNON post Beatles.
Perfettamente d'accordo. Per me Mind Games, You are here, Out the blue, I know e Freeda People sono stupende!
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da aorlansky60 »

twoofus

la tua citazione di "Mind Games"(album) merita un approfondimento da parte mia; porta pazienza, chi mi conosce -da altri trascorsi- sa bene che "la sintesi" non è il mio forte, :roll: [smile] cerco almeno di aiutare la lettura con un lessico che sia il più scorrevole possibile. Adesso vado a raccontarti come è stato il mio primo approccio al mondo BEATLES.

Autunno 1973 : sono un kid di 13anni; ho da poco scoperto il mondo della musica pop giovanile (prevalentemente tramite ascolti alla radio) ed in me stà crescendo un certo interesse, tanto che chiedo ai miei genitori un giradischi, che arriva appunto in quel periodo.

All'inizio procedo a tentoni per quanto riguarda l'acquisto dei primi 45g (allora non esistevano i mezzi d'informazione attuali sul mondo della musica pop, il mio primo riferimento è la celebre trasmissione radio del tempo "Hit Parade" condotta da Lelio Luttazzi che trasmette passando in rassegna le canzoni più vendute nel mercato discografico italiano); ricordo che il primo disco vinile che acquistai fu "La Collina dei ciliegi/Il nostro caro angelo" di un certo Lucio Battisti.

Poi inevitabilmente arriva il momento dell'acquisto dei primi LP e qui sono ancora più in imbarazzo, se non che vengo guidato più o meno consapevolmente dalla lettura di alcuni giornali per teenagers del tempo ("L'Intrepido" e "Il Monello") che contengono una sezione musicale, in uno di essi un giorno vi trovo una recensione su un disco dalla copertina assai strana di "uno con una rosa in bocca, sullo sfondo di una motocicletta" che leggo più o meno distrattamente; alcune settimane dopo, quando con i primi risparmi racimolati decido di recarmi in un negozio di dischi ad acquistare il primo LP, non so che scegliere, per me un nome vale l'altro, quando scartabellando dischi uno dopo l'altro improvvisamente mi ritrovo davanti quella bizzarra copertina "del tipo con la rosa in bocca" e alla fine decido di prenderlo, convinto che si tratti "di un disco alla moda" più che altro, non conoscendone il contenuto. (si trattava, per chi non ha familiarità con l'universo BEATLES, di "Red Rose Speedway"). A casa scopro che quell'album contiene MY LOVE (che avevo già sentito, passata in radio) ma scopro anche che quel tizio e la sua band tutto sommato mi piacciono (da BIG BARN BED a GET ON THE RIGHT THING fino alla splendida LITTLE LAMB DRAGONFLY; anche la side B non è male) = avevo appena fatto conoscenza con uno dei primi attori di una band famosa chiamata BEATLES senza nemmeno saperlo; cioè, in qualche modo nel mio immaginario "sapevo", come tutti, dell'esistenza di questa celebre band soprattutto come fenomeno di costume degli anni 60, come anche i sassi per terra, i mattoni delle case e gli animali domestici conoscevano le loro imprese, ma io non conoscevo nemmeno una delle loro canzoni (a parte una intitolata "Michelle" che quando avevo 5 anni sentivo spesso in radio, trovandola peraltro "petulante"... incredibile a dirsi ma è così nei miei ricordi di quando ero bimbo).

L'acquisto del secondo LP fu più mirato, anche in questo caso la lettura della sua recensione (questa volta più attenta della precedente) mi venne in aiuto, si trattava di un certo George Harrison descritto come "ex chitarrista" dei BEATLES con il suo nuovo album... ah però, mi dico, come quell'altro Paul McCartney, costui ha fatto parte dei BEATLES, prendiamolo! Ed è così che qualche settimana dopo il primo, mi ritrovai al cospetto di "LIVING IN THE MATERIAL WORLD"; naturalmente ebbi modo di compararlo a quello dell'ex collega; lo trovavo in un qualche modo più sofisticato rispetto a quello di McCartney, in un certo senso anche più introspettivo, e naturalmente anche questo mi piaceva.

Un mese dopo circa, per radio sento passare una canzone che mi trapana la mente, tanto la trovo bella, forse la cosa più bella che abbia mai sentito in musica fino a quel momento della mia vita; il presentatore in radio alla fine ne cita titolo ed autore, ma io con la padronanza assai scarsa della lingua inglese che mi ritrovo al tempo riesco solo a comprenderne una cosa del tipo "maind ghems"; mannaggia, sono in ambasce, "adesso come faccio a trovare l'autore di quella canzone ?!?" mi chiedo preoccupato; peraltro non ero nemmeno sicuro di avere capito bene il titolo del brano; se non che arriva il caso provvidenziale in aiuto : un giorno mi ritrovo nello stesso negozio di dischi, ma quella volta ero andato con un nome ben preciso come obiettivo : BOB DYLAN (sentito più che altro nominare con una certa enfasi da alcuni miei compagni delle medie), al che il negoziante mi propone diversi titoli (tra i quali il lugubre "Dylan" -scoprirò la sua fama solo in seguito, pubblicato dalla CBS come vendetta nei confronti di DYLAN per essere passato alla ASYLUM, contenente per lo più scarti di registrazioni da SELF PORTRAIT, non certo uno dei vertici artistici di Dylan...); ovviamente di fronte a tutti i vari titoli proposti mi ritrovo nella confusione più totale, nemmeno il commesso sembra avere le idee chiare circa quale sarebbe l'ideale per iniziare, per uno come me che non conosce DYLAN, al che decido di ritirarmi momentaneamente con un diplomatico "ci rifletto un attimo" e mi metto a rovistare tra gli albums negli scaffali, quando finalmente mi compare alla vista quel titolo che mi ero fissato in mente, "maind ghems" ovvero "MIND GAMES" in tutta la sua maestosa copertina (un tizio minuto che vaga per un infinita distesa di verde, con alle spalle a molte miglia di distanza, un altura che ha un profilo di un viso dai lineamenti femminili, che poi scoprirò essere quello di una alquanto nota Giapponese...); Wow! Brividi! L'ho trovato finalmente! penso... Un momento, ma di chi è ? John LENNON... John Lennon ? Chi sarà mai costui ? Ma che importa? Ho trovato QUELLA CANZONE e ovviamente decido di acquistarlo all'istante, questa volta senza nemmeno sapere, a differenza dei primi due album (rispettivamente di PAUL e GEORGE), che questo "JOHN LENNON" ha avuto un peso non da poco in quella band cui stò girando attorno ultimamente, chiamata THE BEATLES... da ridere... :D


Se devo fare una classifica tra i 3 album, peraltro facilitata dal fatto che sono stati pubblicati nello stesso anno (1973) e quindi in un qualche modo logicamente comparabili, andando a ritroso con il mio metro di giudizio dei miei allora 14anni, MIND GAMES vince senza storie, seguito alla pari da RED ROSE SPEEDWAY e LIVING IN THE MATERIAL WORLD a scelta nell'ordine; ancora oggi rimango convinto della superiorità di quello di LENNON rispetto a quello degli altri due; tutt'ora che ho quasi 60 anni, reco ancora un forte debole per questi 3 albums, nel senso che tendo a giudicarli con un occhio di riguardo personale, ben oltre i loro meriti oggettivi.
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da twoofus »

aorlansky60 ha scritto: 31/01/2019, 15:41
Se devo fare una classifica tra i 3 album, peraltro facilitata dal fatto che sono stati pubblicati nello stesso anno (1973) e quindi in un qualche modo logicamente comparabili, andando a ritroso con il mio metro di giudizio dei miei allora 14anni, MIND GAMES vince senza storie, seguito alla pari da RED ROSE SPEEDWAY e LIVING IN THE MATERIAL WORLD a scelta nell'ordine; ancora oggi rimango convinto della superiorità di quello di LENNON rispetto a quello degli altri due; tutt'ora che ho quasi 60 anni, reco ancora un forte debole per questi 3 albums, nel senso che tendo a giudicarli con un occhio di riguardo personale, ben oltre i loro meriti oggettivi.
Nel 1973 c'era il mai troppo rimpianto Ciao 2001 che mi illuminava gli orizzonti, e anche Gong per il prog.
E per restare agli ex Beatles, ti perdesti "Ringo", album omonimo del batterista, pieno di ospiti illustrri. Non era brutto. Nella ristampa in CD inserirono anche il singolo, It don't come easy, ottimo successo di classifica che, si è scoperto poi, era frutto della penna di George Harrison.
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da aorlansky60 »

twoofus ha scritto: 31/01/2019, 16:03 Nel 1973 c'era il mai troppo rimpianto Ciao 2001 che mi illuminava gli orizzonti, e anche Gong per il prog.
Iniziai infatti a comprarlo e a leggerlo regolarmente dal 1974 avanzato; fu questa fanzine a guidarmi verso un altro nome che avrebbe avuto molto significato per me (GENESIS) oltre a tutto l'universo PROG in genere.
E per restare agli ex Beatles, ti perdesti "Ringo", album omonimo del batterista, pieno di ospiti illustrri. Non era brutto. Nella ristampa in CD inserirono anche il singolo, It don't come easy, ottimo successo di classifica che, si è scoperto poi, era frutto della penna di George Harrison.
Credo tu abbia ragione; ho sempre [forse colpevolmente] bistrattato RINGO -a livello di produzione solista, non come batterista- non credendolo all'altezza degli altri TRE; ho sempre letto recensioni piuttosto positive del titolo che citi senza però che mi convincesse all'acquisto (acquistai però al tempo il suo 45g "You're sixteen/Devil Woman" che tuttavia non mi piacque particolarmente); credo che dovrei dare all'album in oggetto un altra possibilità, magari lo acquisterò in versione CD. [happy]
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da Hairless Heart »

Tornando all'ascolto delle canzoni del triplo album:

Beware Of Darkness: brano che presenta qualche "asperità", non inusuale nelle composizioni di Harrison, ma molto bello.



What Is Life : è stato il secondo singolo estratto dall'album, per il mercato americano.

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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da aorlansky60 »

anche per il mercato ITA ("What is life/Apple Scruffs"), avevo infatti il 45g omonimo nel 1974 insieme a "My Sweet Lord/Isn't a pity" che sicuramente furono pubblicati dalla EMI ITA - del primo sono sicuro, perchè sulla copertina era stampata una scritta del tipo "consigliato da Alto Gradimento" (la trasmissione radio del tempo condotta da R.Arbore)
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twoofus
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da twoofus »

Confermo: My Sweet Lord fu il primo singolo estratto dall'album, e What is life il secondo.
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aorlansky60
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da aorlansky60 »

@ Twoofus & Hairless

NOTA : non metto in discussione la sequenza cronologica di pubblicazione dei 45g estratti dal triplo album,
volevo semplicemente far notare che furono pubblicati "anche" in ITA dalla sussidiaria Italiana della casa madre EMI UK (quando ancora esisteva la EMI ITALIANA, come per altri paesi importanti nell'economia mondiale degli anni 70);

ricordo che questi 2 45g in particolare li acquistai nel luglio 1974, erano chiaramente dei rimasugli di magazzino (quel pomeriggio ero andato in cerca di 45g dei Beatles, sia come band che come ex) purtroppo nel corso del tempo chissà che fine avranno fatto (li devo avere dimenticati chissà dove in uno dei traslochi che ho fatto nel tempo, un vero peccato) ricordo che alcuni mesi prima avevo acquistato anche "GIVE ME LOVE/MISS O'DELL" che ha fatto la stessa fine... :|
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Hairless Heart
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da Hairless Heart »

Dove eravamo rimasti?
Uno degli eventi per cui Harrison è maggiormente famoso è il Concert for Bangladesh, considerata la prima iniziativa musicale benefica di risonanza mondiale. Due spettacoli dal vivo svoltisi il 1° agosto 1971, con gente tipo Eric Clapton, Ravi Shankar, Ringo Starr e nientepopodimeno che Bob Dylan. Con annessi triplo album e film-concerto.
Pochi giorni prima, con lo stesso scopo Harrison pubblica un 45 giri, intitolato appunto Bangla Desh.
Questa la versione dell'album live.

-Non ci sono più le mezze stagioni.
-Si stava meglio quando si stava peggio.
-Band on the Run è troppo bassa.
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Lamia
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Re: George Harrison - La produzione da solista

Messaggio da Lamia »

Ma che belli i pezzi di Harrison, quanto mi piace la sua voce! [hearts]
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