@elio77
Non demolirmi Bitches Brew!
A parte gli scherzi. Elio ha in qualche modo svelato il diverso tipo di approccio durante il periodo elettrico praticato da Miles Davis.
Dopo
Jack Johnson - con tutti i distinguo del caso, album per album, pezzo per pezzo - Davis si è adagiato su una pulsazione funky di maniera abbandonando le complesse improvvisazioni nelle quali confluivano tematiche musicali differenti, dal linguaggio atonale del free jazz detestato nei suoi esponenti, ma apprezzato nei contenuti, alla musica indiana, persino alla psichedelia californiana che gli si ispirava, ma che a sua volta lo ha influenzato.
Se si prende in esame qualunque registrazione da
Filles de Kilimanjaro a
Jack Johnson passando per gli album live incisi ai Fillmore ( ce ne sono almeno tre, tutti con tre differenti sassofonisti: Wayne Shorter, Steve Grossman, Gary Bartz, da marzo a giugno 1970), si sente una musica molto astratta, diretta discendente delle scorribande sonore del gigantesco quintetto di metà anni '60, solo elettrificata e contaminata dai ritmi del rock, ma fortemente impregnata di armonie jazzistiche e con un Davis assai più lucido e brillante sotto l'aspetto solistico.