La Top 5 classica del mago di Floz
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Vi siete mai chiesti – così, per gioco – quale sia per voi il più grande capolavoro dell’umanità?
La risposta, per nulla scontata, dovrebbe seguire un ragionamento che includa qualsivoglia ambito in cui l’intelletto umano possa eccellere – potrebbe essere la Cappella Sistina tanto quanto la battaglia di Austerlitz.
Io un giorno ho provato a darmela, questa risposta; e ho indicato il quarto atto Il lago dei cigni.
In particolare, quella manciata di minuti della scena finale. Odette disperata, la musica come un insistente lamento; Siegfied che si immola nel tentativo di salvarla, il rombo dell’orchestra; la morte, roboante e maestosa, come unica uscita per i due innamorati; e poi l’alba di un nuovo giorno, i cigni in formazione nel loro volo immutabile, nella più straordinaria e insostenibile delle code strumentali.
Beninteso: Il lago dei cigni è un balletto, e – in quanto tale – vive di un armonioso insieme di più parti che trascende la componente musicale e deve necessariamente inglobare anche quella coreografica e poggiare sulle doti interpretative, oltreché meramente tecniche, del corpo di ballo e dei solisti (non per nulla si sta parlando di quello che probabilmente è il ruolo femminile più ambito, famoso, celebrato e rischioso del repertorio classico: quella di Odette e di Odile è una dicotomia di struggente importanza e bellezza). È in questa veste elegante che Il lago dei cigni è la risposta alla domanda con cui ho aperto questo testo.
Certo, anche solo limitandosi all’aspetto musicale, siamo di fronte a un capolavoro clamoroso: si prenda la scena finale – la ventinovesima. Il tema principale del balletto (quello enunciato per esempio nel moderato che apre il secondo atto, quello bianco), viene qui trasfigurato, stravolto, con un’intensità crescente, fino al drammatico epilogo.
L’orchestra è in fortissimo, la tensione è altissima; poi, d'improvviso, tutto sembra finire quando, dalla notte, arriva quella coda: un minuto di grazia, forza, caparbietà, brutale sopravvivenza, fino al clamoroso finale, questa volta quello vero.
Sono pochi minuti, ma dentro c’è tutto Čajkovskij. Il contrasto interiore dell’opera, composta quando l’autore principe del romanticismo ottocentesco aveva trentacinque anni, sembra anticipare la parabola inesorabile della vita del compositore russo, caratterizzata da un successo professionale dirompente, ma segnata dai tormenti interiori dovuti principalmente alla sua difficile condizione di omosessuale e a una serie di lutti e di eventi negativi che lo colpirono fin da giovane e che, nelle oscurità della depressione, lo portarono fino alla discussa morte (ufficialmente per colera, ma probabilmente dovuta a un suicidio) ad appena cinquantatré anni, pochi giorni dopo la prima della sesta sinfonia (quella Patetica che, col suo finale dimesso, sembra essere un vero e voluto testamento artistico).
Dal punto di vista musicale, perché di questo qui si sta parlando, della scena finale de Il lago dei cigni può essere considerata pure questa registrazione (eseguita dalla London Symphony Orchestra diretta da André Previn), sovente divisa in due per esigenze di scena dopo le delicate pennellate di arpa.
Ho cercato, tuttavia, di indicare il video di un allestimento che rispecchiasse quello che – per me – dovrebbero essere Il lago dei cigni e la lettura del suo finale. Ho scelto questa versione, magari non impeccabile per qualità visiva né audio, ma soddisfacente per lasciare intendere quello che ho cercato di descrivere a parole (si tratta della versione dell’American Ballet Theater con Gillian Murphy, Angel Corella e Issac Stappas nei panni di Rothbart, cattivo tra i più carismatici della storia dell’arte).
Secondo rango
Il lago dei cigni, op. 20 - Atto IV, scena n. 29
Scène finale: Andante - Allegro agitato - Alla breve. Moderato e maestoso - Moderato
Pëtr Il'ič Čajkovskij (1875-1876)
La risposta, per nulla scontata, dovrebbe seguire un ragionamento che includa qualsivoglia ambito in cui l’intelletto umano possa eccellere – potrebbe essere la Cappella Sistina tanto quanto la battaglia di Austerlitz.
Io un giorno ho provato a darmela, questa risposta; e ho indicato il quarto atto Il lago dei cigni.
In particolare, quella manciata di minuti della scena finale. Odette disperata, la musica come un insistente lamento; Siegfied che si immola nel tentativo di salvarla, il rombo dell’orchestra; la morte, roboante e maestosa, come unica uscita per i due innamorati; e poi l’alba di un nuovo giorno, i cigni in formazione nel loro volo immutabile, nella più straordinaria e insostenibile delle code strumentali.
Beninteso: Il lago dei cigni è un balletto, e – in quanto tale – vive di un armonioso insieme di più parti che trascende la componente musicale e deve necessariamente inglobare anche quella coreografica e poggiare sulle doti interpretative, oltreché meramente tecniche, del corpo di ballo e dei solisti (non per nulla si sta parlando di quello che probabilmente è il ruolo femminile più ambito, famoso, celebrato e rischioso del repertorio classico: quella di Odette e di Odile è una dicotomia di struggente importanza e bellezza). È in questa veste elegante che Il lago dei cigni è la risposta alla domanda con cui ho aperto questo testo.
Certo, anche solo limitandosi all’aspetto musicale, siamo di fronte a un capolavoro clamoroso: si prenda la scena finale – la ventinovesima. Il tema principale del balletto (quello enunciato per esempio nel moderato che apre il secondo atto, quello bianco), viene qui trasfigurato, stravolto, con un’intensità crescente, fino al drammatico epilogo.
L’orchestra è in fortissimo, la tensione è altissima; poi, d'improvviso, tutto sembra finire quando, dalla notte, arriva quella coda: un minuto di grazia, forza, caparbietà, brutale sopravvivenza, fino al clamoroso finale, questa volta quello vero.
Sono pochi minuti, ma dentro c’è tutto Čajkovskij. Il contrasto interiore dell’opera, composta quando l’autore principe del romanticismo ottocentesco aveva trentacinque anni, sembra anticipare la parabola inesorabile della vita del compositore russo, caratterizzata da un successo professionale dirompente, ma segnata dai tormenti interiori dovuti principalmente alla sua difficile condizione di omosessuale e a una serie di lutti e di eventi negativi che lo colpirono fin da giovane e che, nelle oscurità della depressione, lo portarono fino alla discussa morte (ufficialmente per colera, ma probabilmente dovuta a un suicidio) ad appena cinquantatré anni, pochi giorni dopo la prima della sesta sinfonia (quella Patetica che, col suo finale dimesso, sembra essere un vero e voluto testamento artistico).
Dal punto di vista musicale, perché di questo qui si sta parlando, della scena finale de Il lago dei cigni può essere considerata pure questa registrazione (eseguita dalla London Symphony Orchestra diretta da André Previn), sovente divisa in due per esigenze di scena dopo le delicate pennellate di arpa.
Ho cercato, tuttavia, di indicare il video di un allestimento che rispecchiasse quello che – per me – dovrebbero essere Il lago dei cigni e la lettura del suo finale. Ho scelto questa versione, magari non impeccabile per qualità visiva né audio, ma soddisfacente per lasciare intendere quello che ho cercato di descrivere a parole (si tratta della versione dell’American Ballet Theater con Gillian Murphy, Angel Corella e Issac Stappas nei panni di Rothbart, cattivo tra i più carismatici della storia dell’arte).
Secondo rango
Il lago dei cigni, op. 20 - Atto IV, scena n. 29
Scène finale: Andante - Allegro agitato - Alla breve. Moderato e maestoso - Moderato
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Ultima modifica di Il mago di Floz il 18/02/2016, 13:06, modificato 1 volta in totale.
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Bella introduzione del Mago, che indica chiaramente quali siano le vette artistiche di un compositore tormentato e così grande come Čajkovskij.
Un'opera come il Lago dei Cigni è sicuramente da considerarsi come uno dei massimi capolavori musicali della seconda metà dell'ottocento. Musica che trasmette emozioni forti e dolci allo stesso tempo, dove il balletto diventa parte integrante della magia.
Proprio per questa caratteristica che, da un lato rende così suggestiva l'opera, dall'altro evidenzia come la sola musica, senza il complemento fondamentale delle immagini della danza, rimanga come priva di una sua parte.
Per questo motivo non posso dare il massimo dei voti, pur apprezzando moltissimo questo movimento.
Čajkovskij: voto 4
Un'opera come il Lago dei Cigni è sicuramente da considerarsi come uno dei massimi capolavori musicali della seconda metà dell'ottocento. Musica che trasmette emozioni forti e dolci allo stesso tempo, dove il balletto diventa parte integrante della magia.
Proprio per questa caratteristica che, da un lato rende così suggestiva l'opera, dall'altro evidenzia come la sola musica, senza il complemento fondamentale delle immagini della danza, rimanga come priva di una sua parte.
Per questo motivo non posso dare il massimo dei voti, pur apprezzando moltissimo questo movimento.
Čajkovskij: voto 4
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Musicalmente difficile esprimere un parere su "quale sia il capolavoro piu' grande dell'umanita'", perche' sarebbe una battaglia enorme tra titani!
"IL Lago dei Cigni" l'ho visto piu' volte a teatro, e' sempre affascinante, soprattutto quando c'e' l'Orchestra dal vivo! Bella presentazione, concordo, ma preferisco a questa alcune parti musicali de "Lo Schiaccianoci" , per dire, ma e' solo questione di gusto personale. Ad ogni modo capolavoro!
Voto: 4
"IL Lago dei Cigni" l'ho visto piu' volte a teatro, e' sempre affascinante, soprattutto quando c'e' l'Orchestra dal vivo! Bella presentazione, concordo, ma preferisco a questa alcune parti musicali de "Lo Schiaccianoci" , per dire, ma e' solo questione di gusto personale. Ad ogni modo capolavoro!
Voto: 4
Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Vals’ fantazija - Michail Ivanovič Glinka: 3, un bel valzer molto coinvolgente.
Canone e giga in re maggiore per tre violini e basso continuo - Johann Pachelbel. L'ho ascoltato più volte e ad ogni riascolto il mio apprezzamento aumentava. Rispetto ad altre cose sentite in queste top classiche sembra un brano molto semplice ma di grande impatto: 4
Per citare una frase di Julia Roberts di un celebre film "mi si sono aggrovigliate le budella".....durante l'ascolto di cotanta meraviglia , e il direttore d'orchestra cosi arrapato....è stata una goduria doppia
La gazza ladra, Voto: 5 e lode.
Canone e giga in re maggiore per tre violini e basso continuo - Johann Pachelbel. L'ho ascoltato più volte e ad ogni riascolto il mio apprezzamento aumentava. Rispetto ad altre cose sentite in queste top classiche sembra un brano molto semplice ma di grande impatto: 4
Per citare una frase di Julia Roberts di un celebre film "mi si sono aggrovigliate le budella".....durante l'ascolto di cotanta meraviglia , e il direttore d'orchestra cosi arrapato....è stata una goduria doppia
La gazza ladra, Voto: 5 e lode.
"Ho lavorato nel settore musicale per un po'. Sì, in tournée con i Metallica. Facevo il tecnico del suono. Una manica di stronzi!" Drugo
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Il lago dei cigni, op. 20 - Atto IV, scena n. 29
Mi vien da sorridere perchè proprio ieri ho riascoltato Swan Lake dei PIL, la band di Johnny Rotten post-Sex Pistols, che è una versione dub dissonante e dissacrante di questo pezzo epocale. Le coincidenze...
Voto 4,5
Mi vien da sorridere perchè proprio ieri ho riascoltato Swan Lake dei PIL, la band di Johnny Rotten post-Sex Pistols, che è una versione dub dissonante e dissacrante di questo pezzo epocale. Le coincidenze...
Voto 4,5
Re: La Top 5 classica del mago di Floz
la gazza ladra mi piace molto,pompata ed elegante,voto 3,5 mentre per il lago dei cigni di uno dei miei compositori preferiti non posso che votare 4,5,trovo che anche senza il balletto renda moltissimo
- Il mago di Floz
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
È il millenovecentosettantaquattro.
Nella chiesa, maestosa e avvolgente, si avverte la tensione generata da ottanta minuti di trame musicali ora incessanti, ora oscure e opprimenti. il silenzio ora è rotto solo dal sibilo di un violino. Poi il mezzosoprano inizia a intonare un corale.
“O glaube, mein Herz: o glaube.”
(credi, mio cuore: credi)
Otto minuti.
Tanto impiega questa voce stentorea per evolvere nel più straordinario finale della storia della musica. Quello della seconda sinfonia di Gustav Mahler.
Otto minuti perché questo corale (il Risorgere di Friedrich Gottlieb Klopstock), passando per il soprano, possa divampare in un coro di impressionante intensità.
Le pennellate degli archi sono lunghe, colorate; gli ottoni gridano di somma speranza; l’organo emette sprazzi di luce insostenibile.
Il direttore è madido di sudore, il viso stravolto dall’emozione, la bocca spalancata in un urlo che pare sovrastare quello dell’orchestra in fortissimo.
”Aufersteh'n, ja aufersteh'n wirst du
mein Herz, in einem Nu!
Was du geschlagen
Zu Gott wird es dich tragen!”
(Risorgerai. Sì, risorgerai, mio cuore: in un attimo. Ciò per cui hai combattuto ti condurrà a Dio.)
Le campane suonano a festa quando i fiati, sempre più soavi e alti, veleggiano infine verso tre lunghi, vitali, inebrianti respiri tra i roboanti boati dei timpani.
La chiesa è luminosa, bellissima. Il silenzio è denso di commozione. Leonard Bernstein, esausto, sorride.
Otto minuti.
Gustav Mahler sta tutto lì. Trame ariose, melodie che non sai ricordare ma che non puoi dimenticare eseguiti da organici oceanici – non è un caso se proprio la seconda sinfonia, insieme all’ottava (la straniante, e destrutturata sinfonia detta dei mille, della quale lo stesso Mahler diresse una prima eseguita da milleventinove persone), impianti ascrivibili ad una sorta di panteismo naturalistico – lo sa wikipedia, mica io –, riferimenti a Nietzsche, al Faust, alla cultura ebraica.
La sinfonia n. 2, per inciso, non è probabilmente la migliore, né la più famosa, di quelle composte da Mahler. Peraltro, la sua struttura (altro punto di contatto con l’ottava, per la quale il discorso si fa invero estremo) si discosta sensibilmente da quella fondamentalmente canonica: i movimenti sono infatti cinque, almeno due dei quali – il primo e il quinto – estremamente caratterizzanti (il primo, un andante moderato, altri non è se non quella Totenfeier, originariamente pensata come un poema sinfonico e composta nel 1888, anno in cui venne completata la prima sinfonia, detta Il titano. fu poi nel 1893 che, composti i tre movimenti centrali, tra i quali il lieder del quarto, Mahler decise di affidarle l’apertura della sua seconda sinfonia).
La sinfonia, tuttavia, andava chiusa e, con l’evidente modello della Nona di Beethoven a ispirarlo, Mahler decise di fare le cose in grande. Il quinto movimento, dal titolo chilometrico, è un incessante susseguirsi di momenti e sensazioni in un crescendo emotivo che, come detto, sfocia in quel sibilo di violino e nell’invocazione del mezzosoprano (o di un contralto, a seconda delle esecuzioni).
La durata, che oscilla tra i trenta e i quaranta minuti, fa di questo movimento un colosso nel colosso; ma quella cesura, a otto minuti dalla fine, l’ho sempre interpretata come uno spartiacque tra quello che c’è stato prima e quello che deve ancora arrivare.
La resurrezione.
Completata nel 1894, eseguita per la prima volta a Berlino l’anno successivo, la seconda sinfonia è una delle più note e caratterizzanti tra quelle composte dal compositore ceco, che di sinfonie ne ha lasciate nove complete, una decima lasciata incompleta nel 1911 (anno in cui Mahler morì dopo una lunga malattia cardiaca a soli cinquant’anni) e una composizione – Das Lied von der Erde – che, seppure decisamente più inquadrabile dell’Ottava (ha sei movimenti), non viene considerata nell’elenco delle sinfonie. (Chi fosse interessato, qui può trovare un ottimo approfondimento.)
Gustav Mahler, eccellente direttore orchestrale, per dieci anni direttore dell’Opera di Vienna, sposato con la celebre Alma Schindler, è considerato una figura chiave della musica classica, sorta di cardine tra il romanticismo ottocentesco e il secolo breve, il tragico novecento. La sua opera, dunque figlia e padre di due secoli, ha pochi eguali per maestosità e importanza.
E gli otto minuti finali di quella esecuzione del millenovecentosettantaquattro – nella quale Bernstein, eccellente e appassionato interprete mahleriano, diresse la London Symphony Orchestra, il mezzosoprano Janet Baker, il soprano Sheila Armstrong e uno straordinario Edimburgh Festival Chorus – stanno lì a dimostrarlo.
Primo rango
Sinfonia n. 2 in do minore “Auferstehung”, o “Resurrezione”
Quinto movimento - Im Tempo des Scherzo. Wild herausfahrend. Allegro energico. Langsam. Misterioso (Finale)
Gustav Mahler (1888-1894)
Nella chiesa, maestosa e avvolgente, si avverte la tensione generata da ottanta minuti di trame musicali ora incessanti, ora oscure e opprimenti. il silenzio ora è rotto solo dal sibilo di un violino. Poi il mezzosoprano inizia a intonare un corale.
“O glaube, mein Herz: o glaube.”
(credi, mio cuore: credi)
Otto minuti.
Tanto impiega questa voce stentorea per evolvere nel più straordinario finale della storia della musica. Quello della seconda sinfonia di Gustav Mahler.
Otto minuti perché questo corale (il Risorgere di Friedrich Gottlieb Klopstock), passando per il soprano, possa divampare in un coro di impressionante intensità.
Le pennellate degli archi sono lunghe, colorate; gli ottoni gridano di somma speranza; l’organo emette sprazzi di luce insostenibile.
Il direttore è madido di sudore, il viso stravolto dall’emozione, la bocca spalancata in un urlo che pare sovrastare quello dell’orchestra in fortissimo.
”Aufersteh'n, ja aufersteh'n wirst du
mein Herz, in einem Nu!
Was du geschlagen
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(Risorgerai. Sì, risorgerai, mio cuore: in un attimo. Ciò per cui hai combattuto ti condurrà a Dio.)
Le campane suonano a festa quando i fiati, sempre più soavi e alti, veleggiano infine verso tre lunghi, vitali, inebrianti respiri tra i roboanti boati dei timpani.
La chiesa è luminosa, bellissima. Il silenzio è denso di commozione. Leonard Bernstein, esausto, sorride.
Otto minuti.
Gustav Mahler sta tutto lì. Trame ariose, melodie che non sai ricordare ma che non puoi dimenticare eseguiti da organici oceanici – non è un caso se proprio la seconda sinfonia, insieme all’ottava (la straniante, e destrutturata sinfonia detta dei mille, della quale lo stesso Mahler diresse una prima eseguita da milleventinove persone), impianti ascrivibili ad una sorta di panteismo naturalistico – lo sa wikipedia, mica io –, riferimenti a Nietzsche, al Faust, alla cultura ebraica.
La sinfonia n. 2, per inciso, non è probabilmente la migliore, né la più famosa, di quelle composte da Mahler. Peraltro, la sua struttura (altro punto di contatto con l’ottava, per la quale il discorso si fa invero estremo) si discosta sensibilmente da quella fondamentalmente canonica: i movimenti sono infatti cinque, almeno due dei quali – il primo e il quinto – estremamente caratterizzanti (il primo, un andante moderato, altri non è se non quella Totenfeier, originariamente pensata come un poema sinfonico e composta nel 1888, anno in cui venne completata la prima sinfonia, detta Il titano. fu poi nel 1893 che, composti i tre movimenti centrali, tra i quali il lieder del quarto, Mahler decise di affidarle l’apertura della sua seconda sinfonia).
La sinfonia, tuttavia, andava chiusa e, con l’evidente modello della Nona di Beethoven a ispirarlo, Mahler decise di fare le cose in grande. Il quinto movimento, dal titolo chilometrico, è un incessante susseguirsi di momenti e sensazioni in un crescendo emotivo che, come detto, sfocia in quel sibilo di violino e nell’invocazione del mezzosoprano (o di un contralto, a seconda delle esecuzioni).
La durata, che oscilla tra i trenta e i quaranta minuti, fa di questo movimento un colosso nel colosso; ma quella cesura, a otto minuti dalla fine, l’ho sempre interpretata come uno spartiacque tra quello che c’è stato prima e quello che deve ancora arrivare.
La resurrezione.
Completata nel 1894, eseguita per la prima volta a Berlino l’anno successivo, la seconda sinfonia è una delle più note e caratterizzanti tra quelle composte dal compositore ceco, che di sinfonie ne ha lasciate nove complete, una decima lasciata incompleta nel 1911 (anno in cui Mahler morì dopo una lunga malattia cardiaca a soli cinquant’anni) e una composizione – Das Lied von der Erde – che, seppure decisamente più inquadrabile dell’Ottava (ha sei movimenti), non viene considerata nell’elenco delle sinfonie. (Chi fosse interessato, qui può trovare un ottimo approfondimento.)
Gustav Mahler, eccellente direttore orchestrale, per dieci anni direttore dell’Opera di Vienna, sposato con la celebre Alma Schindler, è considerato una figura chiave della musica classica, sorta di cardine tra il romanticismo ottocentesco e il secolo breve, il tragico novecento. La sua opera, dunque figlia e padre di due secoli, ha pochi eguali per maestosità e importanza.
E gli otto minuti finali di quella esecuzione del millenovecentosettantaquattro – nella quale Bernstein, eccellente e appassionato interprete mahleriano, diresse la London Symphony Orchestra, il mezzosoprano Janet Baker, il soprano Sheila Armstrong e uno straordinario Edimburgh Festival Chorus – stanno lì a dimostrarlo.
Primo rango
Sinfonia n. 2 in do minore “Auferstehung”, o “Resurrezione”
Quinto movimento - Im Tempo des Scherzo. Wild herausfahrend. Allegro energico. Langsam. Misterioso (Finale)
Gustav Mahler (1888-1894)
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Senza parole . La Sinfonia andrebbe ascoltata per intero, per arrivare a questo punto, cioe' al quinto movimento, perche' cosi estrapolata forse potrebbe dire poco, ma la esauriente spiegazione de Il Mago aiuta molto.
Mahler ebbe l'ispirazione per questo ultimo movimento durante i funerali dell'amico Hans Von Bulow, che mori' a Il Cairo (ma la salma venne riportata ad Amburgo) quando il canto di un corale della Messiade di Klopstock, come sottolineato sopra, "Risorgerai, certo, risorgerai, dopo breve riposo, mia polvere!" emoziono' Mahler a tal punto da ispirarlo per il finale della Seconda Sinfonia, compreso il sottotitolo.
Voto: 5
Mahler ebbe l'ispirazione per questo ultimo movimento durante i funerali dell'amico Hans Von Bulow, che mori' a Il Cairo (ma la salma venne riportata ad Amburgo) quando il canto di un corale della Messiade di Klopstock, come sottolineato sopra, "Risorgerai, certo, risorgerai, dopo breve riposo, mia polvere!" emoziono' Mahler a tal punto da ispirarlo per il finale della Seconda Sinfonia, compreso il sottotitolo.
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Vero, ma - stante la lunghezza del quinto movimento - ho preferito estrapolarne il finale (perché per me gli otto finali più grandiosi della storia della musica).
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Otto minuti davvero magnifici, anche se, come giustamente fa notare Lamia, decontestualizzarli dal resto li rende meno efficaci.
In ogni caso, Mahler
Mahler: voto 4,5
In ogni caso, Mahler
Mahler: voto 4,5
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Sinfonia n. 2 in do minore “Auferstehung”, o “Resurrezione”
Quante cose che non so!
Confesso di non conoscere questa sinfonia. Ho ascoltato 2 volte il pezzo: il video è emozionante, per le gesta del direttore, ma la musica onestamente non mi ha acchiappato, proprio a livello compositivo (a differenza invece dell'altro pezzo di Mahler, quello postato da Lamia nella sua top).
Voto 2,5
Quante cose che non so!
Confesso di non conoscere questa sinfonia. Ho ascoltato 2 volte il pezzo: il video è emozionante, per le gesta del direttore, ma la musica onestamente non mi ha acchiappato, proprio a livello compositivo (a differenza invece dell'altro pezzo di Mahler, quello postato da Lamia nella sua top).
Voto 2,5
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Il lago dei cigni, op. 20 - Atto IV, scena n. 29
Grande brillantissimo finale ma anche io trovo "Lo Schiaccianoci" più interessante dal punto di vista musicale.
VOTO 4
Sinfonia n. 2 in do minore “Auferstehung”, o “Resurrezione”
C'è poco da aggiungere a quanto hai scritto con invidiabile competenza mago. Aggiungo che oltre a Beethoven io ci trovo anche molto Wagner (a me a ricordato un pò il Tristano e Isotta). Forse la pagina musicale più complessa postata fino ad adesso in tutte le top5, non si può che ammirare la maestria con cui dal lamento funebre inziale si arriva alla trascendente resurrezione finale.
VOTO 4 (In fondo non ho niente contro Mahler se preso a piccole dosi )
Come direttore, Bernstein è stato un gigante - oltre che grandissimo divulgatore - ma posso dire che a volte lo trovo troppo gigionesco sul podio e mi distrae un tantinello o è lesa maestà?
Clicca qui o sull'immagine per ingrandire "But don't you think that I know that walking on the water, Won't make me a miracle man?"
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Si può, si può; d'altro canto, un tale atteggiamento sul palco magari può servire per avvicinare qualcuno più dubbioso al calore implicito della musica classica.2Old2Rock2Young2Die ha scritto:Come direttore, Bernstein è stato un gigante - oltre che grandissimo divulgatore - ma posso dire che a volte lo trovo troppo gigionesco sul podio e mi distrae un tantinello o è lesa maestà?
Grazie per il complimento, anche se sono tutto fuorché un esperto.
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
forse con l'asxolto totale della sinfonia rende di più il finale e preso a se stante lo trovo bello ma con i tempi moto dilatati,bisognarebbe arrivarci piu gradualmente. Non conosco la sinfonia e preso a se stante il pezzo mi piace ma non mi fa impazzire e di conseguenza voto 2,5 con la riserva di asscoltarmi tutta la sinfonia
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Terzo rango
La gazza ladra - ouverture
Gioachino Rossini (1817)
Quattro temi celebrissimi, di cui tre che si susseguono e si inseguono, se non è un record poco ci manca.
E, nella mia ignoranza, ignoravo fossero tutti della stessa piéce musicale.
Tanta roba, e tutta sopraffina. Voto 4,5.
Secondo rango
Il lago dei cigni, op. 20 - Atto IV, scena n. 29
Scène finale
Pëtr Il'ič Čajkovskij (1875-1876)
La stupenda melodia principale, la preferisco nel moderato che tu stesso hai linkato, o Mago.
(si tenga presente che io tutti i pezzi di classica che postate, li ascolto soltanto, perchè li emmepitreizzo, non guardo i videi).
Voto 3,5.
Anche Rick Wakeman ebbe a coverizzare il Lago dei Cigni, nel non riuscitissimo Rhapsodies.
https://www.youtube.com/watch?v=KvByICL2ShI
Primo rango
Sinfonia n. 2 in do minore “Resurrezione”
Quinto movimento (Finale)
Gustav Mahler (1888-1894)
Non ho subito il fascino di questo finale di sinfonia, nonostante l'abbia ascoltato svariate volte proprio per cercare di intuire cosa abbia spinto Floz a porla al primo posto. Forse se ascoltassi l'opera tutta.....
Voto 2,5.
La gazza ladra - ouverture
Gioachino Rossini (1817)
Quattro temi celebrissimi, di cui tre che si susseguono e si inseguono, se non è un record poco ci manca.
E, nella mia ignoranza, ignoravo fossero tutti della stessa piéce musicale.
Tanta roba, e tutta sopraffina. Voto 4,5.
Secondo rango
Il lago dei cigni, op. 20 - Atto IV, scena n. 29
Scène finale
Pëtr Il'ič Čajkovskij (1875-1876)
La stupenda melodia principale, la preferisco nel moderato che tu stesso hai linkato, o Mago.
(si tenga presente che io tutti i pezzi di classica che postate, li ascolto soltanto, perchè li emmepitreizzo, non guardo i videi).
Voto 3,5.
Anche Rick Wakeman ebbe a coverizzare il Lago dei Cigni, nel non riuscitissimo Rhapsodies.
https://www.youtube.com/watch?v=KvByICL2ShI
Primo rango
Sinfonia n. 2 in do minore “Resurrezione”
Quinto movimento (Finale)
Gustav Mahler (1888-1894)
Non ho subito il fascino di questo finale di sinfonia, nonostante l'abbia ascoltato svariate volte proprio per cercare di intuire cosa abbia spinto Floz a porla al primo posto. Forse se ascoltassi l'opera tutta.....
Voto 2,5.
-Non ci sono più le mezze stagioni.
-Si stava meglio quando si stava peggio.
-Band on the Run è troppo bassa.
-Si stava meglio quando si stava peggio.
-Band on the Run è troppo bassa.
- Il mago di Floz
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Re: La Top 5 classica del mago di Floz
Eh, forse la scelta di proporre solo il finale (del resto il solo quinto movimento dura più di mezzora) non ha giovato; ma pazienza. Grazie a tutti.
I can't bring you, 'cause it's just too cold; and while I'm out here digging alone, well: I'll bring you home gold nuggets in the spring.