Recensione Big Big Train - English Electric part 1
Premetto che del gruppo avevo ascoltato il brano postato da Watcher nella sua Top Prog e un paio di brani dallo stesso album, senza aver ascoltato altro del gruppo. Il disco si discosta abbastanza dai generi musicali che bazzico di solito, ed è stato quindi interessante doverlo ascoltare più volte per scriverci una breve recensione.
Partiamo da un commento generale. I suoni sono ottimi, limpidi e d'effetto, un punto a favore del disco. I musicisti sanno il fatto loro e il cantante ha una bella voce e un buon carisma, anche se in certe parti dovrebbe forse osare di più, mente i cori e le seconde voci ogni tanto stonano.
Il disco è variegato e pur essendo Prog presenta brani accessibili e dalla struttura familiare (questo non è ne un pregio ne un difetto, interpretatelo voi); le chitarre elettriche e le tastiere sono affiancate di tanto in tanto da altri strumenti quali banjo e flauto. Passiamo ora ai vari brani.
The First Rebreather
Dico subito che se tutti e gli otto brani fossero stati al livello della traccia d'apertura starei parlando di capolavoro. L'inizio cattura subito l'attenzione, con questo riff oscuro e ripetuto, il primo stacco è molto bello, l'entrata della batteria è impeccabile; il pre ritornello è molto bello, con la batteria lanciata in un groove aggrovigliato cercando di star dietro alla tastiera, e qui il brano riesce a superare in scioltezza anche l'ostacolo più grande, a mio parere, una volta arrivati a questo punto: il ritornello. Gli accordi lunghi, l'apertura, la nota tenuta dal cantante, e quell'Hammond sotto sono perfetti. Il break dopo il secondo ritornello da un cambio necessario al tutto, il flauto fa il suo dovere, la ripresa del gruppo è buona, molto distaccata, sfuggente, mentre la seconda parte da quel tocco malinconico che ci sta a pennello in brani come questi; l'assolo è stata una piacevolissima scoperta, bello, ben fatto e per niente invadente, anzi, è perfetto per il momento e per l'andazzo del brano. Il resto del brano vien da se, con l'assolo di tastiera ad impreziosire la fine del ritornello; menzione per il riff ripreso dalla tastiera (synth, quel che è) verso la fine della canzone. Brano azzeccatissimo, una migliore partenza non potevano farla.
VOTO 8,5
Uncle Jack
Se The First Rebreather è per me il miglior brano dell'album, Uncle Jack è probabilmente il peggiore. Il banjo all'inizio del brano è piacevole, ma la strofa mi è parsa fin da subito un po' commercialotta, un po' hipster; il cantato non mi fa impazzire, mentre la parte cantata con le seconde voci non è malaccio, anche se dura poco; dove il brano perde molto secondo me è nella seconda parte, con le seconde voci femminili; qui per me non ci siamo, il tutto suona abbastanza male. Un passo indietro rispetto all'ottimo inizio.
VOTO 5
Winchester from St. Gilles' Hill
Il terzo brano parte con un dolce flauto che lascia presto la scena ad un riff molto malinconico, di ottimo impatto emotivo; bene le voci, gli accenti di batteria e i ricami di chitarra; il ritornello accentua il senso di malinconia molto bene con gli archi in sottofondo (tastiera?) e le seconde voci. Molto bello il break che riprende l'intro e si trasforma poi in un assolo di flauto, accompagnato dagli archi e dal piano; ottimo il cambio Hard con l'entrata in scena della chitarra che regala un buon assolo accompagnato saggiamente da una tastiera molto anni '70. La chiusura, classica riprende il ritornello e fa il suo dovere.
VOTO 7
Judas Unrepentant
L'inizio del brano (che altro non è che la strofa) è una delle parti più belle del disco, un vortice Prog sorretto da una gran batteria e impreziosito dalle tastiere; il pre ritornello è ben fatto, mentre il brano perde un pochino con il ritornello, perde un po' di carica, forse avrei preferito un ritornello un po' più spinto sulla falsariga della strofa. Bello il break che apre il tutto in modo ottimale, come è veramente molto azzeccata la parte successiva con il flauto, un cambio e un abbassamento dei toni sentito e ben piazzato; struggente il pezzo di violino successivo, molto bello il pezzo cantato, con inserti operistici/classici di ottima fattura. A chiudere il brano la ripresa della strofa con assolo di tastiera, molto molto bello.
VOTO 7,5
Summoned by Bells
Pezzo più calmo del precedente, l'inizio è un pochino claudicante per me, non convince del tutto, pur risultando ascoltabile, nella parte successivo l'uso delle voci femminili è secondo me completamente fuori luogo, un neo in un pezzo comunque buono ( i ta, ta, ta per capirci); il cambio dopo due ritornelli serve a dare un po' freschezza ad un pezzo che rispetto agli altri fa un po' fatica a decollare; la parte degli assoli è invece di ottima fattura, con il ritmo decisamente più incalzante e un bell'assolo di chitarra. Non meno d'impatto è la parte più distensiva, quasi psichedelica che segue, molto suggestiva, con l'uso dei fiati.
VOTO 6,5
Upton Heath
L'altro pezzo insufficiente del disco, la sento pervasa come Uncle Jack da un senso di commercialità; ha dei bei pezzi, ma stona un po' rispetto agli altri brani del disco, che sembrano più ricercati, più lavorati, meno scontati. Il break, con la voce accompagnata dal violino è buono, ma dura poco e la canzone si fa un po' ripetitiva, monotona. Bella la parte con il flauto protagonista, anche se pure qui si poggia troppo sul giro portante del brano, che torna prepotentemente fin troppo presto.
VOTO 5,5
A Boy in Darkness
Brano oscuro e malinconico, che però fa un po' di fatica a partire all'inizio; bello l'arrangiamento di archi, ma sarebbe forse servito qualcos'altro per dare una marcia in più al pezzo; il ritornello è invece molto bello, malinconico e triste grazie agli archi che esplodono. Il cambio di hammond serve a dare un dovuto cambio, e la parte successiva con il violino mi ricorda molto i Kansas (e per me è un complimento, ovviamente); bello l'onnipresente flauto; calato qui in un contesto Hard vicino ai Jethro Tull, questa parte sembra quasi un tributo a determinati gruppo Prog del passato. La ripresa stenta un po', la batteria forse sarebbe dovuta entrare prima, ma la parte finale è ben fatta, con la ripresa del bellissimo e struggente ritornello.
VOTO 6, 5
Hedgerow
Il brano di chiusura del disco presenta all'inizio quel velo di Folk hipster odierno che ha inabissato Uncle Jac e Upton Heath; la seconda parte con la batteria è invece migliore, ben fatta e di buon impatto; il ritornello è buono, aperto e distensivo come altri del disco; la parte verso il secondo minuto è ben fatta e di piacevole ascolto, anche forse le seconde voci sono un pochino invasive. Il break Hard al terzo minuto è ottimo, un perfetto antipasto di quella che è secondo me la parte più bella in assoluto dell'intero disco; la parte con il violino; struggente, triste, da pelle d'oca e da lacrimuccia; anche qui risento i Kansas, pezzo veramente di grandissimo impatto emotivo, che arriva un po' dal nulla, ma che eleva il brano ad un livello superiore. La parte successiva, più Hard è molto bella ma purtroppo non è altro che un piccolo break, che dura veramente poco, sarebbe dovuta durare di più a mio parere. La parte finale non è male, ma tornano quelle voci femminili già sentite su Uncle Jack che purtroppo non sopporto.
VOTO 7,5 (senza la parte centrale di violino sarebbe stato un 6-6,5).
Mi scuso per il papiro scritto, ma o riportavo solo i voti o scrivevo una recensione, e non sono mai stato bravo a scrivere poco
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. Se non avete voglia di sorbirvi il papiro leggete direttamente i voti!
Comunque disco che mi è piaciuto e che ho ascoltato volentieri, belle le parti malinconiche e quelle più spinte, peccato per quei momenti più accessibili, troppo commercialotti, credo comunqueche ascolterò altro di questo gruppo.
VOTO FINALE: 7