The Black Keys, gli alfieri del blues contemporaneo

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Carlo Maria
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The Black Keys, gli alfieri del blues contemporaneo

Messaggio da Carlo Maria »

Dan Auerbach (voce e chitarra) e Patrick Carney (batteria) sono i The Black Keys. Il duo si è formato nel 2001 in Ohio e finora ha sfornato 8 dischi in studio e un live. Negli anni hanno ripulito il proprio sound, lo hanno un po' patinato alla ricerca probabilmente anche di un maggiore consenso popolare (puntualmente arrivato), ma non hanno perso smalto e hanno saputo comunque mostrare carattere e personalità, proponendo un mix piacevole di sonorità blueseggianti e alternative.
Il primo album è del 2002, s'intitola The Big Come Up e risulta scarno, distorto. Contiene 13 brani, di cui 4 cover e 9 originali. Tra le cover c'è una sorpresa: tre sono tradizionali o brani blues reinterpretati, mentre la quarta è una canzone dei Beatles, cui provano a fornire una versione personale.
Questa è She Said She Said:



L'assenza del basso è un loro marchio di fabbrica degli inizi, ma in questo brano i due musicisti sono supportati da Gabe Fulvimar al moog bass. La prima volta che li vidi live (2008, Milano), li osservai nella loro formazione pura. Il concerto non mi fece impazzire particolarmente, in verità, tant'è che ero in prima fila, attaccato alle transenne, ma dopo un po' me ne andai. Dietro di me, però, la gente la pensava decisamente all'opposto: si era scatenato un vero inferno di esaltazione. [happy]
La critica a sorpresa li esalta fin da subito ed ebbero anche subito quindi i riflettori addosso e un bel successo di vendite.
Bisognava battere il ferro fintanto che era caldo e l'anno dopo cambiano casa discografica e sfornano già il secondo album: Thickfreakness.
Ne vengono estratti tre singoli, tutti apprezzati. L'album riceve nuovamente voti molto alti dalla critica e le attenzioni del pubblico. Ancora non entrano in classifica Billboard, però si stanno facendo un nome.





Il secondo brano ha una grinta da garage rock, anche se il cantato di Auerbach conserva la sua matrice blues.

Il terzo disco esce di nuovo dopo appena un anno. Si tratta di Rubber Factory e questo li fa entrare finalmente anche in classifica americana, piazzandosi al posto 143 di Billboard.
Ovviamente, la critica continua a portarli in palmo di mano. Diversi brani di questo cd saranno usati in film o in spot pubblicitari nel corso degli anni e questo contribuirà ovviamente a veicolare ulteriormente il nome della band.
Anche questa volta, il duo ne estrae tre singoli.




Il quarto disco è del 2006. Magic Potion è il primo lavoro per la loro nuova casa discografica, la Nonesuch Records. Per la prima volta, inoltre, non sono presenti cover. Il disco riceve valutazioni critiche contrastanti, questa volta: per quanto tutte positive, c'è chi rimane freddo.

Per il primo singolo (Your Touch), c'è anche il video ufficiale (atroce [smile] ), questa volta:



Io li ho conosciuti tardi, cioè all'uscita del loro quinto disco: Attack & Release, del 2008. Fu in base all'ascolto di questo cd che decisi di andarli assolutamente a vedere (e ne rimasi invece un po' deluso: io non conoscevo il loro sound scarno e duro dei primi dischi e forse fu anche questo). Questo è il disco della consacrazione presso il grande pubblico: esordisce al numero 14 della Billboard e lì i numeri di vendita sono ovviamente di altro spessore. Non può essere un caso che questo sia il primo disco registrato in uno studio: il sound è differente da quello iniziale e la cura che c'è dietro la si coglie. In qualche brano questa volta si avvalgono di collaboratori e il suono si arrotonda.
Quattro singoli estratti, divenuti classici della band.





Tornano anche a volare nei favori della critica, di nuovo pressoché unanime.

L'anno dopo Dan Auerbach esce col suo primo e per ora unico disco solista, Keep It Hid. È anche in questo caso un piacevole e meritevole disco blues, tant'è che la differenza con la produzione del gruppo è poca (non fosse per i collaboratori di cui s'avvale).
Il brano più orecchiabile e accattivante è Mean Monsoon:



Appena un anno dopo ed ecco il sesto disco della band: Brothers. Il successo li arride nuovamente, e questa volta parecchio. Esordiscono al numero 3 della Billboard e con questo disco ci vincono anche tre Grammy.
La critica sta sempre dalla loro.
Ecco Tighten Up:



Paragonatela con la prima canzone che vi ho proposto e noterete che il sound è cambiato veramente parecchio.
Nel mentre li ho visti live la seconda volta: dopo la prima delusione non sarei più andato a sentirli, ma per un caso fortuito mi regalarono il biglietto e andai. Il concerto era a Torino, al Pala Isozaki, se non erro. C'era una folla che mi lasciò incredulo, visto che due anni prima eravamo in un locale milanese decisamente più ridimensionato. La gente era entusiasta e il duo nel mentre si era trasformato live in band. E ha prodotto un concerto davvero splendido, molto divertente e coinvolgente!!

Un anno dopo ecco il settimo disco: El Camino. Siamo nel 2011. Qui mi faccio supportare da wikipedia, che mi informa che il disco ha esordito alla posizione numero 2 di Billboard e ha venduto più di 200 mila copie in una settimana. Parliamo del triplo rispetto a un anno prima.
Questo disco sfonda in tutto il mondo e si becca un altro Grammy.
Ecco Lonely Boy:



A questo punto, però, sorpresa: l'album dopo aspetta tre anni per uscire, un record per la band. Quello che per ora è l'ultimo nato della band è Turn Blue e per la prima volta si becca anche un paio di insufficienze dai critici. Al pubblico, invece, non frega niente e addirittura diventa il primo disco della band ad arrivare al numero 1 delle classifiche americana. canadese e australiana e 2 di quella inglese.
Scelgo Fever. Un brano che inizia con basso e sintetizzatore protagonisti chiarisce che qualcosa nella band è cambiato. Lascio a voi valutare in quale periodo la band è più prossima alle vostre corde.

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reallytongues
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Re: The Black Keys, gli alfieri del blues contemporaneo

Messaggio da reallytongues »

mi piacciono e "Lonely Boy" è un brano che mi fa impazzire già dal video
tra i pochi che vantano ancora qualche presumibile classico che rimarrà negli anni
ascolterò qualcosina visto che non ho i loro dischi
ma tendenzialmente li preferisco adesso, con sonorità più curate

ascoltai più volte il solo di Auerbach, osannato dalla critica e giustamente direi
davvero un blue rock album coi controcazzi! (scusate la parolaccia)
e lo dice un appassionato di rock blues fanatico e intransigente

comunque bella scheda Carlo, molto piacevole leggere impressioni anche sui live visti
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Harold Barrel
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Re: The Black Keys, gli alfieri del blues contemporaneo

Messaggio da Harold Barrel »

Ciao Carlo, anzi tutto ti ringrazio per tutti gli approfondimenti che pubblichi. Li leggo sempre con molto interesse. Avanti così! [happy] Mi trovo sempre con pochissimo tempo a disposizione quindi quasi sempre va a finire che ascolto le tue proposte ma non riesco a darti un riscontro.
Ho ascoltato con curiosità tutti i brani che proponi. Assunto che dovrei sentire gli album interi per poter dare un giudizio più approfondito, mi sento di dire che preferisco decisamente le sonorità degli inizi quando non sfociano in uno stile eccessivamente "garage" per i miei gusti. Ho apprezzato molto "Hard Row". Anche "I Got Mine", pur appartenendo già al quarto disco, mi sembra un brano molto riuscito.
Carlo Maria ha scritto:L'anno dopo Dan Auerbach esce col suo primo e per ora unico disco solista, Keep It Hid.
Ecco, forse proprio "Mean Monsoon" è stato per me l'ascolto più piacevole. Sapresti dirmi com'è il resto del disco?
"Tighten Up" è di gradevole ascolto, sento un'influenza anche Soul che non mi dispiace affatto.

Con "Lonely Boy", però, la storia cambia. Credo di averla anche sentita da qualche parte, deve avere avuto successo. L'ascolto è certamente gradevole, ma la musica si fa decisamente più "facilotta", anche grazie al ritornello molto orecchiabile. Non il mio genere, insomma.
Con "Fever" non ci siamo proprio. Alle mie orecchie suona come un brano anni '80 e pure mal riuscito. Decisamente commerciale. Non so come sia il resto dell'album, ma lo stacco da una simpatica e rockettara "I Got Mine" si sente moltissimo e francamente me ne dispiaccio!

Ad ogni modo questi due ragazzi sembrano dotati di un discreto senso dell'umorismo e questo è sicuramente un punto in più. Il video di "Tighten Up", che stavo per valutare di pessimo gusto, si è poi rivelato molto ma molto simpatico. Non da meno sono le immagini di "Lonely Boy", con quell'inquadratura fissa su di un uomo davanti ad un ufficio vecchio stile. Sembra si stia rilassando in pausa pranzo [smile] Veramente gustoso.
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Ettore Petrolini
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Re: The Black Keys, gli alfieri del blues contemporaneo

Messaggio da Carlo Maria »

Ciao grande capo, grazie per i tuoi spunti e la tua risposta!! [happy]

Il disco solista di Dan Auerbach è decisamente interessante, dall'inizio alla fine.
Mean Monsoon è secondo me nettamente il brano che svetta, ma tutto il disco ha sonorità classiche e buoni momenti.
Su youtube è presente il file integrale, eccolo:



Io preferisco probabilmente le sonorità di mezzo, quelle di fine decennio scorso: le prime era decisamente "sporche" e live ti assicuro che la formazione a due risultava potente, ma un po' troppo scarna, almeno per i miei gusti.
Il suono ora è palesemente più rotondo e commerciale: hanno scoperto la formula giusta per il successo, capisco che la perseguano.
Se tornano live in Italia, li andrò a vedere di fisso di nuovo. [happy]
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reallytongues
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Re: The Black Keys, gli alfieri del blues contemporaneo

Messaggio da reallytongues »

si potrebbe andare assieme se sono qui al nord
nel continente nero paraponzi ponzi bo
Carlo Maria
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Re: The Black Keys, gli alfieri del blues contemporaneo

Messaggio da Carlo Maria »

reallytongues ha scritto:si potrebbe andare assieme se sono qui al nord

Organizzare un concerto insieme sarebbe figo! [exc] [exc]
L'avete mai fatto per grandi nomi del prog?
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