E dunque-e-e-e-e.....
possiamo decretare-e-e-e-e.....
con il punteggio in finale di 6 a 3 e-e-e-e......
la vincitrice della Pink Floyd Champions League-ig-ig-ig-ig.......
ovverosia..................
The PINK FLOYD Champions League
Moderatori: Harold Barrel, Watcher, Hairless Heart
- Hairless Heart
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Re: The PINK FLOYD Champions League
-Non ci sono più le mezze stagioni.
-Si stava meglio quando si stava peggio.
-Band on the Run è troppo bassa.
-Si stava meglio quando si stava peggio.
-Band on the Run è troppo bassa.
- Hairless Heart
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Re: The PINK FLOYD Champions League
La parte finale del percorso.
-Non ci sono più le mezze stagioni.
-Si stava meglio quando si stava peggio.
-Band on the Run è troppo bassa.
-Si stava meglio quando si stava peggio.
-Band on the Run è troppo bassa.
Re: The PINK FLOYD Champions League
Era il 21 agosto di una afosa serata estiva
"Mi piacevano molto i Genesis con Peter Gabriel.Quando Peter ha lasciato il gruppo, ho smesso di seguirli." RICK WRIGHT(Pink Floyd)
Re: The PINK FLOYD Champions League
Congratulazioni ECHOES!! ( e ad Humdrum!)
Riporto qui alcune impressioni da parte dei nostri, grazie al libro “Pink Floyd - Il fiume Infinito”.
Gilmour: “Echoes fu davvero un’idea geniale. Secondo me c’e’ stato un grosso balzo da Atom a Meddle, e proprio in Echoes in particolare. E poi, di nuovo, c’e’ un altro grosso salto da qui a The Dark Side, da cui e’ possibile vedere la direzione che stavamo prendendo.
All’epoca noi stessi ci rendevamo conto che stavamo trovando la nostra strada. E Rick , che per vari aspetti e’ l’anima dei PInk Floyd, lo dimostrava piu’ di chiunque altro.
Direi che l’ottanta per cento della musica di Echoes e’ o mia o di Rick.”
Waters: “Cercavamo di trovare il modo di esprimere il bisogno che sentivo : cioe’ che noi, esseri umani, dovremmo imparare a entrare ancor di piu’ in sintonia con gli altri. Questo pensiero viene esplicato dai versi “ strangers passing in the street, by chance two passing glances meet/ And I am you and what I see is me”. ( estranei passano per la strada, casualmente due sguardi s’incontrano / E io sono te, cio’ che vedo sono io)
Se a formare la quintessenza del sound PInk Floyd era la combinazione tra lo scoraggiamento innato di Wright e lo stile tormentato di Gilmour, il mio piccolo mondo stava in Echoes, che racchiude il tema centrale di tutto il mio lavoro: la capacita’ che hanno gli esseri umani di provare empatia verso il prossimo”.
Mason: “Nella struttura ci sono diverse cose che hanno un piacevole aroma pinkfloydiano, me ve ne sono anche che rispondono pericolosamente a cliche’ pinkfloydiani. Una di queste e’ la tendenza a rimanere incollati a una sorta di ritmo in quattro quarti lento. E l’altra e’ l’abitudine di prendere una frase melodica e reiterarlo fino all’ossessione”.
Non ci sono dichiarazioni di Wright, ma pero’ riporto questo frammento , perche’ descrive ben il suo genio:
Gilmour: “Echoes nacque come The Return of The Son Of Nothing, penso, e derivo’ da un pezzo al piano che Rick s’era messo a suonare allo studio EMI e le cui note passavano attraverso un microfono da un Leslie. L’aveva acceso a un volume ragionevolmente alto ma c’era uno specifico armonico che per qualche ragione spiccava sempre piu’ forte del resto; ogni volta che suonavi qualla particolare nota al piano, si sentiva piu’ forte - e’ il ‘ping’ che si sente nella canzone.
RIck comincio’ a suonare e ogni tanto toccava quella nota. Noi quel giorno non stavamo facendo niente di speciale, ce la prendevamo comoda, ma attratti da quel ‘ping’ decidemmo di buttar giu’ qualcosa insieme. Echoes comincio’ cosi, si sa come vanno queste cose, non ci si puo’ aspettare di ripeterle precisamente. Quando infatti registrammo Echoes per bene agli AIr Studios non fummo piu’ in grado di replicare il suono di quel pezzo al piano. Quella che si ascolta all’inizio della canzone e’ proprio la primissima prova, quella registrata ad Abbey Road.”
.. grandi!!
Riporto qui alcune impressioni da parte dei nostri, grazie al libro “Pink Floyd - Il fiume Infinito”.
Gilmour: “Echoes fu davvero un’idea geniale. Secondo me c’e’ stato un grosso balzo da Atom a Meddle, e proprio in Echoes in particolare. E poi, di nuovo, c’e’ un altro grosso salto da qui a The Dark Side, da cui e’ possibile vedere la direzione che stavamo prendendo.
All’epoca noi stessi ci rendevamo conto che stavamo trovando la nostra strada. E Rick , che per vari aspetti e’ l’anima dei PInk Floyd, lo dimostrava piu’ di chiunque altro.
Direi che l’ottanta per cento della musica di Echoes e’ o mia o di Rick.”
Waters: “Cercavamo di trovare il modo di esprimere il bisogno che sentivo : cioe’ che noi, esseri umani, dovremmo imparare a entrare ancor di piu’ in sintonia con gli altri. Questo pensiero viene esplicato dai versi “ strangers passing in the street, by chance two passing glances meet/ And I am you and what I see is me”. ( estranei passano per la strada, casualmente due sguardi s’incontrano / E io sono te, cio’ che vedo sono io)
Se a formare la quintessenza del sound PInk Floyd era la combinazione tra lo scoraggiamento innato di Wright e lo stile tormentato di Gilmour, il mio piccolo mondo stava in Echoes, che racchiude il tema centrale di tutto il mio lavoro: la capacita’ che hanno gli esseri umani di provare empatia verso il prossimo”.
Mason: “Nella struttura ci sono diverse cose che hanno un piacevole aroma pinkfloydiano, me ve ne sono anche che rispondono pericolosamente a cliche’ pinkfloydiani. Una di queste e’ la tendenza a rimanere incollati a una sorta di ritmo in quattro quarti lento. E l’altra e’ l’abitudine di prendere una frase melodica e reiterarlo fino all’ossessione”.
Non ci sono dichiarazioni di Wright, ma pero’ riporto questo frammento , perche’ descrive ben il suo genio:
Gilmour: “Echoes nacque come The Return of The Son Of Nothing, penso, e derivo’ da un pezzo al piano che Rick s’era messo a suonare allo studio EMI e le cui note passavano attraverso un microfono da un Leslie. L’aveva acceso a un volume ragionevolmente alto ma c’era uno specifico armonico che per qualche ragione spiccava sempre piu’ forte del resto; ogni volta che suonavi qualla particolare nota al piano, si sentiva piu’ forte - e’ il ‘ping’ che si sente nella canzone.
RIck comincio’ a suonare e ogni tanto toccava quella nota. Noi quel giorno non stavamo facendo niente di speciale, ce la prendevamo comoda, ma attratti da quel ‘ping’ decidemmo di buttar giu’ qualcosa insieme. Echoes comincio’ cosi, si sa come vanno queste cose, non ci si puo’ aspettare di ripeterle precisamente. Quando infatti registrammo Echoes per bene agli AIr Studios non fummo piu’ in grado di replicare il suono di quel pezzo al piano. Quella che si ascolta all’inizio della canzone e’ proprio la primissima prova, quella registrata ad Abbey Road.”
.. grandi!!
Re: The PINK FLOYD Champions League
Echi di Echoes...
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- theNemesis
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Re: The PINK FLOYD Champions League
Bene! Echoes meritava di vincere!
Una suite intensa e leggera, in alcuni tratti rarefatta, un chiaro esempio di come i Floyd riuscissero a esprimere atmosfere profonde con musica tutto sommato semplice nelle progressioni armoniche e melodiche.
Da notare che i brani dell'epoca "Syd" non sono arrivati molto avanti. A parte Set the controls, gli altri sono rimasti nelle retrovie.
Questo fatto conferma la mia opinione che il meglio dei Pink inizia con Atom del 1970 (Ummagumma è ancor pesantemente sotto gli influssi di Syd) e finisce con The Wall del 1979. Il resto, a parte qualche raro caso, è noia.
Una suite intensa e leggera, in alcuni tratti rarefatta, un chiaro esempio di come i Floyd riuscissero a esprimere atmosfere profonde con musica tutto sommato semplice nelle progressioni armoniche e melodiche.
Da notare che i brani dell'epoca "Syd" non sono arrivati molto avanti. A parte Set the controls, gli altri sono rimasti nelle retrovie.
Questo fatto conferma la mia opinione che il meglio dei Pink inizia con Atom del 1970 (Ummagumma è ancor pesantemente sotto gli influssi di Syd) e finisce con The Wall del 1979. Il resto, a parte qualche raro caso, è noia.
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Re: The PINK FLOYD Champions League
Quella di ECHOES mi sembra una vittoria appropriata, dato che è da ritenere [a ragione] uno dei brani più rappresentativi della band (anche se io le preferisco ATOM HEART MOTHER); anche in questo caso, per quanto mi riguarda, rispetto all'originale pubblicata su MEDDLE tendo a preferire la versione live da "At Pompei", il cui contesto (l'antico anfiteatro romano) scelto come location dalla band conferisce un apporto subliminale aggiuntivo alla musica dei FLOYDS eseguita in quell'occasione.
Ama tutti, credi a pochi, non far male a nessuno.
- aorlansky60
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Re: The PINK FLOYD Champions League
@ Lamia
Nick Mason "Nella struttura ci sono diverse cose che hanno un piacevole aroma pinkfloydiano, me ve ne sono anche che rispondono pericolosamente a cliche’ pinkfloydiani. Una di queste e’ la tendenza a rimanere incollati a una sorta di ritmo in quattro quarti lento. E l’altra e’ l’abitudine di prendere una frase melodica e reiterarlo fino all’ossessione”."
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Questa osservazione fatta a suo tempo dal batterista è interessante e significativa, perchè in qualche modo riflette l'auto-indulgenza di certo rock (e di certe band, la prima che mi viene in mente è GRATEFUL DEAD) ad indugiare "sullo stesso refrain" fino a dilatarlo a dismisura (come gli appening live della band californiana che ho citato, diventati in qualche modo "leggendari"...);
come ebbe a sostenere [secondo me con una certa dose di ragione] un critico musicale del passato, in realtà è assai più difficile [rispetto a quanto sembrerebbe e a quanto si suppone a livello musicale] riuscire a produrre un qualcosa di epocale e di memorabile racchiudendolo nella breve durata [tipica dello standard pop] di 3-4 minuti, rispetto a brani più lunghi. La questione è ovviamente opinabile e soggetta a discussione.
Nick Mason "Nella struttura ci sono diverse cose che hanno un piacevole aroma pinkfloydiano, me ve ne sono anche che rispondono pericolosamente a cliche’ pinkfloydiani. Una di queste e’ la tendenza a rimanere incollati a una sorta di ritmo in quattro quarti lento. E l’altra e’ l’abitudine di prendere una frase melodica e reiterarlo fino all’ossessione”."
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Questa osservazione fatta a suo tempo dal batterista è interessante e significativa, perchè in qualche modo riflette l'auto-indulgenza di certo rock (e di certe band, la prima che mi viene in mente è GRATEFUL DEAD) ad indugiare "sullo stesso refrain" fino a dilatarlo a dismisura (come gli appening live della band californiana che ho citato, diventati in qualche modo "leggendari"...);
come ebbe a sostenere [secondo me con una certa dose di ragione] un critico musicale del passato, in realtà è assai più difficile [rispetto a quanto sembrerebbe e a quanto si suppone a livello musicale] riuscire a produrre un qualcosa di epocale e di memorabile racchiudendolo nella breve durata [tipica dello standard pop] di 3-4 minuti, rispetto a brani più lunghi. La questione è ovviamente opinabile e soggetta a discussione.
Ama tutti, credi a pochi, non far male a nessuno.
Re: The PINK FLOYD Champions League
theNemesis ha scritto: ↑07/11/2018, 9:22 ...un chiaro esempio di come i Floyd riuscissero a esprimere atmosfere profonde con musica tutto sommato semplice nelle progressioni armoniche e melodiche.
...il meglio dei Pink inizia con Atom del 1970 (Ummagumma è ancor pesantemente sotto gli influssi di Syd) e finisce con The Wall del 1979...
Quoto tutto quanto sopra. E' esattamente ciò che penso.aorlansky60 ha scritto: ↑07/11/2018, 12:20 ...per quanto mi riguarda, rispetto all'originale pubblicata su MEDDLE tendo a preferire la versione live da "At Pompei", il cui contesto (l'antico anfiteatro romano) scelto come location dalla band conferisce un apporto subliminale aggiuntivo alla musica dei FLOYDS eseguita in quell'occasione.
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Re: The PINK FLOYD Champions League
Visto che una delle due finaliste erano un brano di "Wright e orchestra", posto un omaggio a questo compianto artista.
L'ultima versione di Echoes suonata dal vivo con lui come protagonista.
L'ultima versione di Echoes suonata dal vivo con lui come protagonista.
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