Deep Purple: la storia - Mark VII

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Deep Purple: la storia - Mark VII

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La terza giovinezza dei Deep Purple: l'arrivo di Steve Morse

I Deep Purple nel 1993 erano un gruppo senza idee, senza voglia, schiacciati dai profondi dissapori interni e da una vena creativa ormai perduta.

L'abbandono di Ritchie Blackmore fu una manna dal cielo per il gruppo, visto che i dissapori cessarono, mentre i 4 poterono tranquillamente cercare un nuovo chitarrista che potesse portare freschezza all'interno del gruppo.

Dopo i rifiuti di Steve Lukather e Joe Satriani la scelta ricadde all'unanimità su Steve Morse, già nei Dixie Dregs e nei Kansas. L'unica domanda di Morse, al momento dell'entrata nel gruppo fu riguardo all'abbigliamento, visto il suo modo di vestire molto anni '70. Il chitarrista divenne un effettivo nel 1995 e il gruppo si mise subito al lavoro per regalare un disco di livello, dopo i vari passi falsi degli anni prima.

Purpendicular

Purpendicular uscì nel 1996 e venne accolto positivamente da pubblico e critica. Il pregio migliore del disco stava nel fatto che i Deep Purple non provavano nemmeno a scimmiottare i se stessi degli anni '70, anni ormai distanti come al loro leggendaria musica. L'arrivo di Morse aveva portato una ventata di freschezza, e questa si può sentire in tutti i brani del disco, disco che mette in rilievo la chitarra del nuovo arrivato, con Jon Lord incaricato molto spesso al ruolo di comprimario di lusso. Passando ai brani veri e propri vanno segnalati l'energetica Ted the Mechanic, con un Steve Morse in gran spolvero già dalle battute iniziali, la poetica Sometimes I Feel like Screaming, con il suo dolce intro di chitarra e Cascades, che strizza l'occhio (unico caso del disco) ad Highway Star nel solo di chitarra.





Ultima modifica di MrMuschiato il 11/01/2015, 1:36, modificato 1 volta in totale.
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Re: Deep Purple: la storia - Mark VII

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L'esperimento Abandon e i problemi di Jon Lord

I ritrovati Deep Purple registrarono un live, Live at Olymipa '96, e due anni dopo fecero uscire Abandon. Il disco si discostava in parte dal precedente, con i 5 alla ricerca di nuovi suoni e nuovi riff. Il disco non ebbe il successo del precedente, ma contiene degli ottimi brani, come la traccia di apertura Any Fule Kno That e la ballata Don't Make Me Happy. È presente una cover degli stessi Deep Purple, Bloodsucker, contenuta originariamente in In Rock; per l'occasione il brano è stato rinominato Bludsucker.







Intanto Jon Lord accusava vari problemi di salute; l'età avanzava, e in qualche data fu sostituito da Don Airey.
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