Jeffrey & Jack
Inviato: 05/03/2013, 0:11
C’è questo particolare curioso di questi due nomi ricorrenti in più titoli di canzoni dei Jethro Tull.
Jeffrey è un amico d’infanzia di Ian Anderson, nonché suo primo bassista nella prima band adolescenziale, che nel tempo assumerà la denominazione di John Evan’s Band, John Evan’s Smash e decine di altri nomi diversi.
Il nome appare in un titolo già nel primo album tulliano, This was del ’68, e nel primo 45 giri dei Jethro Tull propriamente detti, Song for Jeffrey. Una canzone che ha un suono volendo ancor più grezzo del resto dell’album, con quell’armonica sguaiata e la voce effettata in modo particolare.
Del seguente lavoro, Stand up del ’69, è invece Jeffrey goes to Leicester Square, brano che ha il solo torto di stare accanto a una serie di brani poco meno che leggendari e comunque fondamentali della discografia di Anderson e compagni. E’ comunque un pezzo interessante dalle melodie quasi medievali.
Segue, in Benefit del ’70, For Michael Collins, Jeffrey and me. Michael Collins è uno degli astronauti della missione Apollo 11 del luglio 1969, ed è l’unico rimasto nella navicella mentre i suoi compagni, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, diventavano i primi uomini a passeggiare sulla Luna. Chiaro l’intento di Anderson di paragonare la figura di Collins a quella del suo amico Jeffrey, il quale non ha fatto in tempo a condividere con lui il successo planetario che stava vivendo.
Le canzoni dedicate a Jeffrey terminarono perché, in seguito all’uscita dal gruppo del bassista Glenn Cornick, il sostituto è proprio lui, il buon Jeffrey, a cui Anderson “raddoppia” il cognome facendolo diventare così Hammond-Hammond. Ed entra nella band giusto in tempo per vivere la stagione più florida dal punto di vista della popolarità, e pure da protagonista sia dal punto di vista artistico (si ritaglierà delle parti per sé, come ad esempio nell’intermezzo recitato di A passion play “The story of the hare who lost his spectacles”) che dal punto di vista “visivo” sul palco, presentandosi in maniera eccentrica con abbigliamento e strumento a strisce verticali bianche e nere. Hammond abbandonerà poi i Tull ed il mondo della musica nel ’75, dedicandosi all’altra forma d’arte di cui è appassionato, la pittura.
Diverso è il discorso attorno ai “Jack”. Si comincia con l’album Songs from the wood del ’77, per molti quello della rinascita, e con il brano Jack-in-the-green. Si tratta di un personaggio appartenente alla mitologia inglese.
Per passare poi a due pezzi incisi nel 1981 ma che appariranno su album solo con l’uscita del cofanetto di 5 LP 20 years of Jethro Tull. Il primo è Jack Frost and the hooded crow, dove Jack Frost è, per il folklore nord-europeo, un’allegoria che simboleggia l’inverno. Questo personaggio, che si presenta come un elfo, avrebbe il compito di far nevicare e cioè creare l’ambientazione ideale per l’arrivo di Babbo Natale (o meglio, Santa Claus).
L’ultimo brano è Jack-a-Lynn. Questa probabilmente, ma non ne sono assolutamente sicuro, non è altro che una derivazione dal nome di donna Jacklyn.
Jeffrey è un amico d’infanzia di Ian Anderson, nonché suo primo bassista nella prima band adolescenziale, che nel tempo assumerà la denominazione di John Evan’s Band, John Evan’s Smash e decine di altri nomi diversi.
Il nome appare in un titolo già nel primo album tulliano, This was del ’68, e nel primo 45 giri dei Jethro Tull propriamente detti, Song for Jeffrey. Una canzone che ha un suono volendo ancor più grezzo del resto dell’album, con quell’armonica sguaiata e la voce effettata in modo particolare.
Del seguente lavoro, Stand up del ’69, è invece Jeffrey goes to Leicester Square, brano che ha il solo torto di stare accanto a una serie di brani poco meno che leggendari e comunque fondamentali della discografia di Anderson e compagni. E’ comunque un pezzo interessante dalle melodie quasi medievali.
Segue, in Benefit del ’70, For Michael Collins, Jeffrey and me. Michael Collins è uno degli astronauti della missione Apollo 11 del luglio 1969, ed è l’unico rimasto nella navicella mentre i suoi compagni, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, diventavano i primi uomini a passeggiare sulla Luna. Chiaro l’intento di Anderson di paragonare la figura di Collins a quella del suo amico Jeffrey, il quale non ha fatto in tempo a condividere con lui il successo planetario che stava vivendo.
Le canzoni dedicate a Jeffrey terminarono perché, in seguito all’uscita dal gruppo del bassista Glenn Cornick, il sostituto è proprio lui, il buon Jeffrey, a cui Anderson “raddoppia” il cognome facendolo diventare così Hammond-Hammond. Ed entra nella band giusto in tempo per vivere la stagione più florida dal punto di vista della popolarità, e pure da protagonista sia dal punto di vista artistico (si ritaglierà delle parti per sé, come ad esempio nell’intermezzo recitato di A passion play “The story of the hare who lost his spectacles”) che dal punto di vista “visivo” sul palco, presentandosi in maniera eccentrica con abbigliamento e strumento a strisce verticali bianche e nere. Hammond abbandonerà poi i Tull ed il mondo della musica nel ’75, dedicandosi all’altra forma d’arte di cui è appassionato, la pittura.
Diverso è il discorso attorno ai “Jack”. Si comincia con l’album Songs from the wood del ’77, per molti quello della rinascita, e con il brano Jack-in-the-green. Si tratta di un personaggio appartenente alla mitologia inglese.
Per passare poi a due pezzi incisi nel 1981 ma che appariranno su album solo con l’uscita del cofanetto di 5 LP 20 years of Jethro Tull. Il primo è Jack Frost and the hooded crow, dove Jack Frost è, per il folklore nord-europeo, un’allegoria che simboleggia l’inverno. Questo personaggio, che si presenta come un elfo, avrebbe il compito di far nevicare e cioè creare l’ambientazione ideale per l’arrivo di Babbo Natale (o meglio, Santa Claus).
L’ultimo brano è Jack-a-Lynn. Questa probabilmente, ma non ne sono assolutamente sicuro, non è altro che una derivazione dal nome di donna Jacklyn.