2Old2Rock2Young2Die ha scritto:Ha fatto storie su foto, video ecc?
Seratina niente male, quella di domenica!
Io e il mio amico, più crimsoniano di me, eravamo già davanti agli Arcimboldi alle 17.15, qualche minuto di anticipo, insomma. Considerato che si doveva aspettare fino alle 19.30 per poter avere i biglietti acquistati on-line, abbiamo gironzolato tutto il tempo, osservando con interesse il
nulla attorno alla zona del teatro, oltre a sbafarci un buon panino di sopravvivenza. L’ultima mezz’ora l’abbiamo passata, al freddo, in attesa dell’agognata apertura delle porte, ore 20.00 circa; siamo stati tra i primi ad entrare, e già allo strappo dei biglietti, gli addetti ci ripetevano il ritornello: “telefonini spenti!”. Una volta seduti, l’attesa era allietata dalle note diffuse dai diffusori: un cupo suono di archi, zona violoncello o contrabbasso, messo in loop, ‘na cosa che avrebbe scassato i cabasisi già dopo 5 minuti, ed è durata un’ora. “Per fortuna” ogni tanto veniva interrotta dall’annuncio per cui “l’artista” pretendeva che non si usasse alcuna apparecchiatura elettronica per riprendere o fotografare l’evento, pena l’interruzione immediata del concerto. Ritornello ripetuto anche dalle elegantissime maschere che accompagnavano le persone ai posti assegnati, e, come diceva giustamente summermadness, in bella evidenza anche sul palco con due cartelloni.
All’apertura (verticale) del pseudo-sipario, ecco le strumentazioni sistemate così come avevo visto su youtube: le tre batterie in prima fila, e su un palchetto rialzato retrostante, le postazioni degli altri quattro musicisti.
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https://www.youtube.com/watch?v=FhKJgqxNDD8[/bbvideo]
Quando la band è entrata, si sono “attaccati” al suono in loop dei diffusori, in una sorta di riscaldamento, come fanno gli strumentisti delle orchestre prima di iniziare un concerto.
Sapevo, più o meno, che tipo di scaletta avrebbero fatto: in gran parte dedicata al periodo anni ’70, chiaramente la presenza di Mel Collins in squadra ha fatto sì che si scegliessero brani quali Pictures of a City, Sailor’s Tale e Cirkus. Quest’ultimo l’ho considerato un regalo speciale per il sottoscritto, tanto amo questo pezzo. Situazione ben diversa dall’altro loro concerto che ho visto, nel 1995, cioè periodo Thrak, quando fecero solo roba anni ’80 e ’90, con la sola eccezione, se non ricordo male, di Red. Peccato aver beccato la serata “sbagliata” e non aver goduto di Larks’ Tongues in Aspic part 1, per il resto una scaletta eccezionale; l’unico pezzo che mi è un po’ mancato è stato I talk to the Wind, o in alternativa Cadence and Cascade, ma poco male. Del periodo più recente, goduriosa è stata The ConstruKction of Light, forse il pezzo che preferisco dagli anni ’90 in poi.
Interessante la presenza dei tre batteristi, uno dei quali a volte suonava una tastiera (o era un mellotron? Boh…). Molto era studiato, anche se credo che uno spazio all’improvvisazione sia stato lasciato. In genere uno teneva la ritmica e gli altri due ricamavano, più tosta era la situazione in cui c’erano due ritmiche in controtempo, e se ci si concentrava su una delle due, si faceva molta fatica a capire cosa diavolo c’entrasse col resto, eppure il tutto funzionava a meraviglia. Pat “capretta” Mastelotto era quello che ispirava più simpatia per l’aspetto, dava l’impressione di divertirsi decisamente, ed in un’occasione ha pure interagito col pubblico in una specie di botta e risposta; il poveretto ogni tanto doveva dare un colpetto con la mano per sistemarsi gli occhiali che tendevano a cadergli (fissarli in qualche modo con un elastico, no?).
Levin, il solito grande. Mi piace molto il suo portamento quando suona, ha avuto qualche problema con l’attacco jack di un suo basso, la cosa ha provocato un’interruzione di qualche secondo tra un brano ed un altro.
“Jakko” è stato una piacevole sorpresa. Non mi aveva convinto del tutto nell’album A Scarcity of Miracles, dal vivo e alle prese col materiale d’annata si è rivelato decisamente all’altezza della situazione. Paradossalmente, dove non mi è piaciuto del tutto è stato proprio nel brano omonimo, che in teoria lui ha potuto plasmare sulla propria voce. Anche come chitarrista ha fatto il suo.
Mel Collins è un altro grande strumentista, come detto la presenza di molti brani si deve a lui, che ha aggiunto i suoi fiati anche in sezioni dove originariamente non erano presenti, in un paio di casi mi è sembrato perfino “di troppo”.
E poi nonno Fripp. Che ovviamente ha spesso dominato la scena. Non sempre precisissimo nelle partiture più impervie (Fracture, ad esempio, comunque superlativa): ma forse non lo è mai stato. A volte lasciava la chitarra per suonare il mellotron. Curiosa un sua posa, credo in The Court…: suonava solo nel crescendo sinfonico, e nella parte cantata in cui doveva aspettare, stava sempre con una mano dentro l’altra. Questo mi ha ricordato il concerto di tanti anni fa della League of Crafty Guitarists, in cui prima di suonare ogni pezzo, tutti i musicisti (che erano seduti) stavano in una specie di posizione yoga, con le braccia posate sulle gambe con i palmi delle mani rivolti verso l’alto, per almeno mezzo minuto.
Praticamente tre ore di concerto, con una pausa di venti minuti tra un set e l’altro, e con 21st Century Schizoid Man come bis.
Ne è valsa decisamente la pena.