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EPILOGO - parte 3za (di 3) -----
Un appunto tecnico importante da citare prima di iniziare qualsiasi considerazione finale : ho condotto l'ascolto dell'album in versione CD, catalogo DECCA DC 863092, masterizzazione anno 1996; impianto di riproduzione di buon livello tecnico; sala d'ascolto trattata acusticamente (al fine di ottimizzarne la resa audio ambientale).
Per l'occasione non ho rispolverato il mio venerabile Lp originale DECCA SKL 4990, dal quale è forse ipotizzabile -lo spero soprattutto nei confronti di John Silver e della sua batteria- una migliore qualità di resa finale, soprattutto in conseguenza di un diverso e più attento mixaggio. Ciò nonostante, il concetto non cambia : dato che è fortemente ipotizzabile che la maggioranza degli utenti in circolazione -tra tutti coloro che posseggono l'album- sia dotata della versione CD, più che dell'Lp vinile, ciò che ha rilevato la mia analisi sull'album, dal punto di vista strettamente tecnico, è quanto di più vicino alla realtà in ambito digitale. E daltronde, visto e considerato che il primo album dei Genesis è stato oggetto nel tempo di un numero così elevato di riedizioni (e di chissà quanti remix in ottica digitale, più che analogica) a questo punto il discorso si fa ancora più nebuloso, ma ci tenevo a precisarlo.
Se non altro, credo che un record il disco in oggetto lo possa vantare e non glielo possa togliere nessuno :
come accennavo prima, si tratta del titolo con il numero di ristampe e di riedizioni -e con differente num. di catalogo adottato ogni volta, sia in formato analogico che in formato digitale- più elevato in assoluto nella storia del pop. Almeno credo. A voler correre dietro a tutte le edizioni, sia analogiche che digitali, pubblicate in 50anni e a volerle collezionare tutte, credo che il rischio di diventare matti sia molto elevato.
CONCLUSIONE :
Alla fine il verdetto è [per me] fin troppo chiaro :
BOCCIATURA quasi TOTALE al 80%
pur con le attenuanti già citate;
Alla fine dell'audizione dell'album, la sensazione generale è la stessa di quella che ho descritto al termine dell'ultimo brano: una sorta di amarezza non appagata, perchè per un orecchio attento -al di là di essere estimatore della band di lunga data e per questo in qualche modo forse condizionato nel giudizio- è facile rendersi conto, nonostante l'età giovanissima dei ragazzi della band, che c'era un ottimo potenziale di base per poter fare molto meglio; quei ragazzi erano davvero già ricchi di talento e pieni di idee interessanti, bastava forse solo concedere loro un pò più di fiducia, per trasformare un album interlocutorio (come appare nella sua veste finale pubblicata) in un qualcosa di assai meglio riuscito sotto il profilo puramente Rock.
Ma, lo ripeto,
la responsabilità non è dei Genesis ne da ascrivere a Gabriel Phillips Banks o Rutherford in particolare (evito di citare il povero J.Silver, cosa che sembrerebbe perfino ingiuriosa nei suoi confronti, visto come fu trattato...)
ma di una coppia di scriteriati incapaci -musicalmente parlando- che al tempo si credevano forse due geni(sic) della console(mixer) e dello show-bizz; messo in altre mani, questo progetto avrebbe forse incontrato migliore sorte, ma con i "se" e con i "ma" non si fa la storia, ne si può pretendere che giovani rampolli di belle speranze ma perfetti sconosciuti, in quanto esordienti nel mondo musicale, avrebbero potuto ambire ad entrare nelle attenzioni di produttori del calibro di
George Martin o di Gus Dudgeon tanto per citare due celebri casi di "
produzione capace e molto spesso geniale"...
Dal punto di vista tecnico, ancora da sottolineare altri aspetti critici rilevanti, quali :
un mixaggio decisamente discutibile ed una veramente pessima qualità di registrazione.
(e si che al tempo in cui venne registrato l'album -1968- la console
8 piste si era già imposta come standard a tutti gli effetti in tutti gli studi di registrazione, almeno quelli che "contavano" per davvero; la spiegazione di questo deludente risultato finale è semplice : se metti un asino privo di accurata conoscenza di fronte ad un potenziale tecnico notevole, non ti devi per forza aspettare che quell'asino saprà sfruttare il 100% del potenziale offerto...). Verosimilmente la causa principale è anche un altra: ad una band di debuttanti, come lo erano i Genesis nell'occasione, non è stato certo concesso un budget economico stellare, tale da riuscire a supervisionare ogni dettaglio tecnico da parte di chi doveva farlo, con la sensazione che si è cercato di confezionare un prodotto raffazzonato impiegando il minor tempo possibile, dato che lo studio di registrazione -in affitto- costa(non poco...) così come costano i vari direttori artistici (gli "
attenti a quei due" di archi e ottoni) messi a disposizione, che non lo hanno fatto certamente gratis...
Altra considerazione : Peter Gabriel con la sua voce già portentosa è quello che in molti brani risolve la situazione, coprendo fin che può sdolcinature e
melasse di vario tipo (apportate in prevalenza da archi ed ottoni) generosamente distribuite in molte parti dell'album, purtroppo in qualche caso anche lui soccombe a scriteriate scelte produttive e non può fare miracoli. Non oso pensare cosa avrebbe potuto essere quest'album senza Peter Gabriel, con un altro cantante dal timbro vocale più naturalmente impostato verso il genere "melodioso" o "melodico"... meglio evitare.
E se mi fossi ritrovato ad essere John Silver, una volta ascoltato il prodotto finale dopo il mixaggio ed anche prima della pubblicazione del disco, avrei intentato causa legale nei confronti "dei due maghi della situazione" King e Greenslade, dato che una simile performance -per quella che fuoriesce dai solchi dell'album- non depone certo come "buon biglietto da visita" e solida credenziale in prospettiva futura, per uno che intendeva continuare la carriera come batterista professionista.
Mi accorgo anche di non essere stato affatto tenero in alcuni giudizi espressi a svariati brani dell'album, ma lo ripeto ancora una volta, la responsabilità del prodotto finale per ciò che è dato sentire non è riconducibile in maniera diretta ai Genesis. Fossi stato un opinionista seguito al tempo in ambito musicale, magari un redattore di una rivista specializzata come lo poteva essere Melody Maker in Gran Bretagna, credo che questa recensione avrebbe stroncato la carriera a Jonathan King e a Arthur Greenslade più che ai Genesis, con l'augurio personale all'uomo della DECCA di rimanere ancorato in ambito classico dove le sue qualità potevano decisamente essere meglio sfruttate, evitando così di arrecare altri danni in ambito pop dove fallì clamorosamente, come lo prova buona parte di quest'album. E con il consiglio personale al manager della band -anche produttore per l'occasione-
di darsi all'ippica, visto che assai probabilmente non se lo sarebbe filato più nessuno in ambito musicale.
Con l'unica lancia che mi sento di spezzare per questi due, in un estremo tentativo di difesa a loro discolpa: che nel lavoro da loro fatto per i Genesis, pensarono ed agirono secondo gli standard del tempo; nel '68 infatti, prima della pubblicazione dell'album avvenuta nel Marzo '69, ciò che è possibile sentire nelle varie canzoni è piuttosto confacente al tempo, come stile, mentre ascoltato 20 o 30anni dopo -o peggio ancora nel 2019, 50anni dopo- denota tutto il suo tempo fino a far pensare che non è invecchiato affatto bene, a differenza invece
dei grandi dischi della storia del pop rock -o perlomeno quelli che ne hanno recato traccia in qualche modo, grazie alla loro inventiva e alla loro qualità- che sono ricordati ancora oggi proprio per quello che furono 50anni fa e per quello che rappresentano ancora oggi all'ascolto. Purtroppo, a sfavore dell'album e dei suoi due produttori, gioca inevitabilmente l'impronta conferita da loro al disco, che profuma molte troppe volte più di "
musica leggera" e assai meno di POP (e decisamente ancora meno di Rock)...
Altro punto da sottolineare : al di là dell'ironia e del sarcasmo che ho riversato a più riprese sulla "coppia di geni" ormai celebri, indicandoli "insieme in cabina di regia", deve essere chiarito il fatto che alla band fu richiesto di registrare le proprie parti strumentali e le voci in un primo tempo; solo a risultato finito, il materiale ottenuto -il nastro master, cioè- venne sottoposto all'attenzione di Greenslade e Warburton affinchè lo ascoltassero, decidendo successivamente la sovra-incisione delle parti di archi ed ottoni dove lo ritennero più opportuno(sic), di sicuro con la supervisione di J.King sempre presente, mentre la presenza dei ragazzi della band "nel poter dire la loro opinione" sul "processo di trasformazione" in atto è cosa certamente più dubbia, direi verosimilmente del tutto improbabile.
Con alcuni dubbi che permangono;
le domande sono :
a chi è rivolto questo disco?
perchè si dovrebbe acquistare un disco come questo?
Facile farsi ora queste domande, in tempi in cui la rete di internet così democratica e tollerante ha permesso di tutto, anche entrare in possesso di materiale coperto da diritti d'autore senza pagarlo, ma ai tempi in cui fu pubblicato il disco, la faccenda era di tutt'altro aspetto...
Alla prima domanda, per me la risposta è facile : non a persone dai miei gusti. Anche se appare abbastanza verosimile che un disco del genere possa "anche" piacere; buon per loro; ma non fa per il sottoscritto. Troppo poco ciò che davvero mi piace e trovo interessante, rispetto alla quantità di materiale dozzinale che mi è dato sentire.
Alla seconda, la risposta è altrettanto semplice : per puro e semplice "completismo" (per possedere tutta la discografia della band) e anche per rispetto e come sorta di ringraziamento comunque,
verso una Rock band la cui musica ha significato molto.
Quando i Genesis cominciarono a destare notorietà in seguito ai primi riusciti lavori (da NURSERY CRYME a SELLING ENGLAND BY THE POUND) tutti i fans si misero sistematicamente alla ricerca di questo disco (che la DECCA ripubblicò frettolosamente, per ovvie ragioni commerciali, per sfruttare l'onda del successo scaturita con gli albums successivi) comprandolo alla cieca, sottoscritto incluso.
Ma per chi non è fan della band al livello da "dovere possedere necessariamente tutto", questo disco è tranquillamente da evitare, non tanto come spesa, ma nel tempo perso a dedicargli ascolto. Anche solo in ambito Progressive, il tempo può essere speso meglio riservando attenzione ad altri titoli,
a cominciare proprio da quelli successivi degli stessi Genesis. Per non parlare di una lista molto lunga di altri nomi storici e relativi titoli.
Io l'ho fatto in questi giorni -ho ascoltato l'album da inizio alla fine attentamente
più volte, prendendo regolarmente appunti- solo perchè mi aiutasse a rivedere una mia alquanto datata recensione scritta sull'album, che speravo poter correggere nei giudizi; purtroppo non è stato come speravo; se mai in peggio rispetto a ciò che ricordavo.
Altra cosa certa è che dopo avere sentito questo disco, senza avere la memoria consolidata del "dopo" (facendo finta per un istante di non averla,
ritornando a quei mesi del '69 come fossero il presente attuale), si stenta davvero a pensare prima ancora di poter credere che solo un anno dopo,
quegli stessi ragazzi "
non ancora uomini" saranno capaci di concepire ben altro realizzando un opera di tutt'altro spessore, una volta lasciati liberi di esplorare a loro piacimento, senza più alcun "jonathan king" della situazione tra le scatole a costringerne la fantasia e a tarparne le ali, che proverà che quei ragazzi erano dotati di enorme talento artistico pur ad un età così incredibilmente giovane.
Ma la cosa ancora più sconcertante è che riacquisendo la memoria del "dopo", sapendo di che cosa sono stati capaci di fare (ad iniziare da TRESPASS, per non parlare di NURSERY CRYME, FOXTROT e SELLING ENGLAND BY THE POUND fino a proseguire oltre), l'imbarazzo e la sorpresa aumentano incredibilmente, fino quasi a pensare che i GENESIS di "FOXTROT" non potessero essere gli stessi genesis di "from genesis to revelation"... scherzi del tempo e burle della storia : questa band con i suoi componenti era evidentemente destinata ad avere una vita costellata di mutazioni strane quasi imprevedibili, infatti in un futuro più lontano si stenterà a credere che l'autore di "That's all" sia lo stesso che diede vita a
"THE CINEMA SHOW"...
FINE
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elenco delle citazioni (dalle 3 sezioni pubblicate) :
(1) fonte
"GENESIS" G.P.Vigorito, Gammalibri Editore - 1981
*** Note sugli autori dei singoli brani :
"Genesis : Il Fiume del costante cambiamento" - Mario Giammetti, EditoriRiuniti - 2004
su ricordi di M.Rutherford e A.Phillips riportati nel testo indicato in riferimento all'album in oggetto.
(anche se di fatto i crediti veri e propri sono stati citati ufficialmente e distribuiti collettivamente a nome "Genesis")
Ama tutti, credi a pochi, non far male a nessuno.