Nella primavera del 1971 acquistai
Ummagumma e mi piacque fin da subito.
Tutti concordiamo sulla bellezza della parte live: quattro pezzi che dal vivo brillano di luce propria.
Non tutti, invece, siamo d'accordo sulla qualita' dei brani in studio.
L'idea primordiale fu di Richard Wright, che nel novembre del 1968, non avendo la band brani nuovi, propose che ognuno dei componenti portasse dei brani di propria composizione. Ognuno avrebbe avuto 1/4 del disco.
Il progetto fu ritardato a causa della composizione della colonna sonora del film "More", le registrazioni avvennero tra aprile e giugno del 1969.
Ma analizziamo il disco, brano per brano.
Il primo brano che ascoltiamo e' proprio dell'autore del progetto, Richard Wright ,
Sysyphus, la cui durata e' di 13:29 minuti.
E' diviso in 4 parti e si sbizzarrisce tra sonorita' di musica classica e jazz d'avanguardia, si ispira al mito di Sisifo, eroe della mitologia greca, e la musica narra il mito. L'ascolto e' impegnativo, ma tutto sommato gradevole, non ci vedo assolutamente un "guazzabuglio di abbozzi sonori che non vanno da nessuna parte", senza offesa.
Il secondo autore e' Roger Waters, che ci propone due brani:
Grantchester Meadows la cui durata e' di 7:28 minuti. Che dire di questo brano? E' un gioiellino musicale dai richiami bucolici. Il finale e' da manuale della stereofonia, ed e' cadenzato dal ronzio di una mosca all'interno di una stanza. Contemporaneamente si sentono i rumori di una porta che si apre e i passi di una persona che scende le scale di corsa, arrotola un giornale e scocca un colpo secco all'insetto.
Il secondo brano ha il titolo piu' lungo della storia del rock:
Several Species Of Small Furry Animals Gathered Together In A Cave And Grooving WIth A Pict la cui durata e' di 4:59 minuti, per me di pura follia sonora!
Roger , armato solo della propria voce, percussioni ed effetti su nastro al contrario, crea un vero saggio d'avanguardia musicale. L'ispirazione e' chiaramente tratta da "The return of the son of Monster magnet" dall'album "Freak Out" di Frank Zappa, o da alcuni brani di John Cage.
Ascoltandolo ancora oggi, provo eccitazione nell'ascolto in cuffia: si ha l'impressione di avere intorno una selva di gnomi, uccelli, insetti e demoni vari, risate folli e rantoli di ogni tipo, regolati da un ripetitivo gioco vocale che ritorna all'infinito, fino alla coda del brano, spezzata da una sorta di sermone finale con accento scozzese da parte del Pict (i Pitti erano un popolo ribelle vissuto in Scozia in epoca preceltica).
Giriamo il disco: tocca ora a David Gilmour, con
The Narrow Way la cui durata e' di 12:30 minuti, diviso in 3 parti. Essendo la prima volta che David si trovava da solo in studio, ebbe delle difficolta' nella composizione, soprattutto sul testo, tanto da chiedere al collega Waters, al telefono, di aiutarlo a scrivere il testo. La risposta fu: "No, fallo per conto tuo"
![ghigno [smile]](./images/smilies/icon_smile_big.gif)
. Anche qui, che dire? La bellezza del brano e' incontrovertibile, tanto che la parte terza fu spesso suonata dal vivo.
Quarta e ultima parte: tocca a Nick Mason
The Grand Vizier's Garden Party, la cui durata e' di 8:48 minuti.
Il meno dotato artisticamente dei Pink Floyd qui se la cava degnamente, utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione: batteria, percussioni, xilofono e marimba, il tutto impreziosito dal flauto della moglie, Lindy Rutter.
Concludendo, trovo che Ummagumma sia una chiave di volta per l'attivita' futura dei Nostri. Hanno imparato a lavorare da soli, da qui il germe che portera' ai capolavori futuri, fino a The Dark Side of the Moon. Pertanto, credo che questo doppio album sia fondamentale nella loro discografia.