Ascolto mensile - Rick Wakeman - The six wives of Henry VIII
Inviato: 01/11/2013, 19:03
RICK WAKEMAN
THE SIX WIVES OF HENRY VIII (1973)
Clicca qui o sull'immagine per ingrandire Fedele alla nostra linea, la mia è una proposta vintage. “6 mogli” è tutt’altro che un disco sconosciuto, sarebbe adattissimo alla sezione “Pietre Miliari”, ma ho l’impressione che non siano molti dei nostri utenti a conoscerlo.
Trattasi dell’opera “quasi” prima (in precedenza c’era stato un fantomatico “Piano Vibrations” di cui non so molto, a dire il vero) di Rick Wakeman, e del disco che lo insigne ufficialmente del titolo di rivale di Keith Emerson. Sei affreschi, sei rappresentazioni per ognuna delle consorti di Enrico VIII d’Inghilterra, il quale, più che .…indeciso, era semplicemente impaziente di sfornare un erede, e dunque colei la quale partoriva femminucce o non partoriva affatto, scadeva automaticamente nella considerazione di Sua Maestà, sino ad arrivare in un paio di casi all’esecuzione capitale (dovuti anche a tradimenti vari).
Per maggiori informazioni sul monarca e su mogli, amanti ed eredi, niente di meglio che Wikipedia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_VIII_d'Inghilterra
Per motivi a me ignoti, i brani non sono in ordine cronologico di reggenza del trono delle signore in oggetto (che sarebbe: Catherine of Aragon, Anne Boleyn, Jane Seymour, Anne of Cleves, Catherine Howard, Catherine Parr); fra l’altro il vinile riportava le immagini con l’ordine cronologico esatto, nel cd invece sono nell’ordine delle canzoni.
Un disco interamente strumentale, forse il primo del genere all’epoca, in cui si mescolano reminiscenze classiche con fughe tipicamente progressive. Wakeman dà sfoggio delle sue notevoli capacità esecutive, non solo al pianoforte (suo strumento di formazione) ma anche con tutti i migliori strumenti a tastiera del periodo: mini-moog, mellotron, organo hammond, piano elettrico. Per il solo brano dedicato a Jane Seymour, il buon Rick si avvale di un organo da chiesa, per la precisione della chiesa di St. Giles a Cripplegate, si dice per un riguardo speciale verso l’unica regina che seppe dare un figlio maschio, Edward, al re.
Accompagnano il musicista in questo progetto, tra gli altri, alcuni dei colleghi delle due band in cui ha militato fino a questo momento: Dave Cousins, Chas Cronk e Dave Lambert degli Strawbs; Chris Squire, Steve Howe, Bill Bruford ed Alan White degli Yes.
Un disco d’eccezione, che rimarrà decisamente il migliore della discografia di Wakeman, perché non ancora contaminato da quella vena “kitsch” che contraddistinguerà molta della sua produzione successiva (si veda ad esempio “Rhapsodies”). La grandezza del disco è confermata anche dall’inserimento di un ampio estratto nel monumentale triplo live “Yessongs”.
Catherine of Aragon
Forse il pezzo più celebre in assoluto di Wakeman, eseguito sostanzialmente dagli Yes (sono presenti infatti Squire, Howe e Bruford), vede alternarsi le caratteristiche di tutto il disco: botte e risposte tra pianoforte ed hammond, una sezione al mini-moog, una sezione corale.
Anne of Cleves
Praticamente un lunga improvvisazione di organo, in cui l’artista inserisce un po’ di tutto (compreso un accenno del Cumbanchero…); apre e chiude un tema che gioca su accordi ritmati sempre di organo. Quando sembra che tutto sfumi, ecco che riparte un altro assolo. Nel finale Alan White alla batteria ha di che sfogarsi.
Catherine Howard
Forse la prima di innumerevoli delicate melodie al piano che Wakeman sfornerà nella sua carriera, anche se in questo caso funge solo da introduzione in un brano molto variegato. Verso i 3 minuti, uno stacco da “Oggi le comiche”, altro elemento wakemaniano ricorrente.
Il finale malinconico, invece, potrebbe alludere alla tragica fine, previa esecuzione, della Howard.
Jane Seymour
Ci si immerge in un’atmosfera di solennità, dovuta appunto all’organo da chiesa (anche se non mancano comunque parti di batteria ed harpsichord) sino a che non si viene spiazzati dall’intervento centrale del moog.
Anne Boleyn
Anche qui una breve introduzione, molto malinconica, di piano, e poi via alle varie fughe e variazioni.
Il brano ha un sottotitolo, “The day thou gavest Lord hath ended”, che sarebbe la parte corale verso la fine, di tal E.J.Hopkins.
Catherine Parr
Il mio pezzo preferito del disco, assieme a quello iniziale. Sicuramente contraddistinto dal velocissimo tema iniziale e finale “attorcigliafalangi”, ma tutte le varie parti che si susseguono sono entusiasmanti, sino ad arrivare al finale, con sovrapposizione di due temi diversi.
A voi!
THE SIX WIVES OF HENRY VIII (1973)
Clicca qui o sull'immagine per ingrandire Fedele alla nostra linea, la mia è una proposta vintage. “6 mogli” è tutt’altro che un disco sconosciuto, sarebbe adattissimo alla sezione “Pietre Miliari”, ma ho l’impressione che non siano molti dei nostri utenti a conoscerlo.
Trattasi dell’opera “quasi” prima (in precedenza c’era stato un fantomatico “Piano Vibrations” di cui non so molto, a dire il vero) di Rick Wakeman, e del disco che lo insigne ufficialmente del titolo di rivale di Keith Emerson. Sei affreschi, sei rappresentazioni per ognuna delle consorti di Enrico VIII d’Inghilterra, il quale, più che .…indeciso, era semplicemente impaziente di sfornare un erede, e dunque colei la quale partoriva femminucce o non partoriva affatto, scadeva automaticamente nella considerazione di Sua Maestà, sino ad arrivare in un paio di casi all’esecuzione capitale (dovuti anche a tradimenti vari).
Per maggiori informazioni sul monarca e su mogli, amanti ed eredi, niente di meglio che Wikipedia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_VIII_d'Inghilterra
Per motivi a me ignoti, i brani non sono in ordine cronologico di reggenza del trono delle signore in oggetto (che sarebbe: Catherine of Aragon, Anne Boleyn, Jane Seymour, Anne of Cleves, Catherine Howard, Catherine Parr); fra l’altro il vinile riportava le immagini con l’ordine cronologico esatto, nel cd invece sono nell’ordine delle canzoni.
Un disco interamente strumentale, forse il primo del genere all’epoca, in cui si mescolano reminiscenze classiche con fughe tipicamente progressive. Wakeman dà sfoggio delle sue notevoli capacità esecutive, non solo al pianoforte (suo strumento di formazione) ma anche con tutti i migliori strumenti a tastiera del periodo: mini-moog, mellotron, organo hammond, piano elettrico. Per il solo brano dedicato a Jane Seymour, il buon Rick si avvale di un organo da chiesa, per la precisione della chiesa di St. Giles a Cripplegate, si dice per un riguardo speciale verso l’unica regina che seppe dare un figlio maschio, Edward, al re.
Accompagnano il musicista in questo progetto, tra gli altri, alcuni dei colleghi delle due band in cui ha militato fino a questo momento: Dave Cousins, Chas Cronk e Dave Lambert degli Strawbs; Chris Squire, Steve Howe, Bill Bruford ed Alan White degli Yes.
Un disco d’eccezione, che rimarrà decisamente il migliore della discografia di Wakeman, perché non ancora contaminato da quella vena “kitsch” che contraddistinguerà molta della sua produzione successiva (si veda ad esempio “Rhapsodies”). La grandezza del disco è confermata anche dall’inserimento di un ampio estratto nel monumentale triplo live “Yessongs”.
Catherine of Aragon
Forse il pezzo più celebre in assoluto di Wakeman, eseguito sostanzialmente dagli Yes (sono presenti infatti Squire, Howe e Bruford), vede alternarsi le caratteristiche di tutto il disco: botte e risposte tra pianoforte ed hammond, una sezione al mini-moog, una sezione corale.
Anne of Cleves
Praticamente un lunga improvvisazione di organo, in cui l’artista inserisce un po’ di tutto (compreso un accenno del Cumbanchero…); apre e chiude un tema che gioca su accordi ritmati sempre di organo. Quando sembra che tutto sfumi, ecco che riparte un altro assolo. Nel finale Alan White alla batteria ha di che sfogarsi.
Catherine Howard
Forse la prima di innumerevoli delicate melodie al piano che Wakeman sfornerà nella sua carriera, anche se in questo caso funge solo da introduzione in un brano molto variegato. Verso i 3 minuti, uno stacco da “Oggi le comiche”, altro elemento wakemaniano ricorrente.
Il finale malinconico, invece, potrebbe alludere alla tragica fine, previa esecuzione, della Howard.
Jane Seymour
Ci si immerge in un’atmosfera di solennità, dovuta appunto all’organo da chiesa (anche se non mancano comunque parti di batteria ed harpsichord) sino a che non si viene spiazzati dall’intervento centrale del moog.
Anne Boleyn
Anche qui una breve introduzione, molto malinconica, di piano, e poi via alle varie fughe e variazioni.
Il brano ha un sottotitolo, “The day thou gavest Lord hath ended”, che sarebbe la parte corale verso la fine, di tal E.J.Hopkins.
Catherine Parr
Il mio pezzo preferito del disco, assieme a quello iniziale. Sicuramente contraddistinto dal velocissimo tema iniziale e finale “attorcigliafalangi”, ma tutte le varie parti che si susseguono sono entusiasmanti, sino ad arrivare al finale, con sovrapposizione di due temi diversi.
A voi!