Fabrizio DE ANDRE' in concerto - Arrangiamenti PFM
Inviato: 01/06/2013, 15:36
E’ il 1970 quando Fabrizio De André incide il suo concept album “La buona novella” con l’ausilio di un gruppo di musicisti che all’epoca si facevano chiamare I QUELLI: Franco Mussida, Franz Di Cioccio, Giorgio Piazza e Flavio Premoli erano dei session-men molto richiesti e molto attivi, sono loro ad esempio che lavorano in studio a tutti i primi album di Lucio Battisti.
Otto anni dopo la situazione è diversa. I Quelli sono diventati la Premiata Forneria Marconi, alfieri del progressive italiano, e sono reduci da svariati tour mondiali; al basso non c’è più Piazza, ma Patrick Djivas. De André invece ha appena pubblicato “Rimini”, il suo nono album, composto assieme al veronese Massimo Bubola.
Il cantautore genovese, trapiantato da anni in Sardegna, nell’estate del 1978 va ad un concerto della PFM a Nuoro, ed invita la band a pranzo per l’indomani. Ed è a tavola che Di Cioccio gli formula la proposta che da tempo gli balenava per la testa: riarrangiare i suoi pezzi più famosi e proporli insieme in concerto! Progetto folle per molti versi, De André, come quasi tutti i suoi colleghi cantautori, ha sempre fatto della minimalità degli arrangiamenti un marchio di fabbrica se non proprio un vanto; arricchire i suoi brani di “suoni colori ed energia” può essere visto quasi come un tradimento da chi lo aveva seguito sino a quel momento, vedendo in lui l’assoluto primato della parola scritta, anzi della poesia vera e propria, sul lato musicale. E va considerato inoltre che di concerti in vita sua ne ha affrontati solo una manciata nel ’75. Ma a quanto pare l’idea solletica il cantautore genovese, che iniziava a sentire “puzza di cadavere” nelle sue canzoni.
Mussida si incarica di dare una scrematura al canzoniere di De André, cercando di individuare in quali pezzi ci possano essere quei “mondi musicali repressi” o non del tutto esternati. Quindi suddivide le venti canzoni prescelte tra i vari musicisti, affinchè ognuno lavori per conto proprio nell’opera di ringiovanimento e rinvigorimento. Sceglie per sé Il testamento di Tito, Il pescatore e La canzone di Marinella; a Djivas toccano Andrea e Giugno ’73; al tastierista Premoli Un giudice e La guerra di Piero, e così via.
Durante le prove, organizzate in un teatro parrocchiale, si aggregano due nuovi elementi: il violinista Lucio Fabbri, che inizia da qui la sua lunga militanza nella PFM, ed il polistrumentista e produttore Roberto Colombo, il quale porta in dote gli arrangiamenti di Sally e Via del campo.
Pian piano quello che era partito come un progetto folle si rivela essere una simbiosi a dir poco magica. La PFM, macchina da guerra del suono e del ritmo, capisce di aver trovato pane per i suoi denti, Faber non è affatto uno sprovveduto e si inserisce con una facilità che non gli si riconosceva nei controtempi e nei sincopati che quei musicisti dotatissimi gli costruiscono addosso. Anzi, di fatto De André viene a coprire quel buco che è sempre esistito nella band milanese, quello del front-man, buco coperto per qualche anno da Bernardo Lanzetti e in seguito definitivamente murato con la migrazione dalla batteria al microfono di Franz Di Cioccio.
Il tour che ne segue si compone di una trentina di date nell’arco di circa un mese e mezzo, tra gli ultimi giorni del ’78 e l’inizio di febbraio del ’79. Dal punto di vista dell’ordine pubblico non tutto fila per il verso giusto, in Italia è il periodo delle contestazioni di stampo politico che molto male hanno fatto all’attività concertistica sul suolo italico. La vita on the road della carovana è all’insegna della goliardia ma condizionata anche dai mutamenti di umore di De André, decisamente un personaggino particolare.
Naturalmente la prospettiva finale è il disco live. All’uopo viene affittato il Manor, l’imponente studio mobile della Virgin di Richard Branson. Il fonico nei concerti è Mike Henley, che lavora con i Soft Machine. Le registrazioni dei concerti di Firenze e Bologna forniscono lo strepitoso materiale contenuto in “FABRIZIO DE ANDRE’ IN CONCERTO – ARRANGIAMENTI PFM” , disco che esce alla fine dell’anno, e che possiamo considerare, senza tema di smentite, come uno dei migliori album live se non il migliore di sempre della musica italiana. Col materiale rimasto, l’anno seguente viene pubblicato il “VOL. 2”, per forza di cose “minore” ma assolutamente interessante ed imperdibile.
La bontà del progetto è suffragata dal fatto che di lì in avanti, con la sua band, De André proporrà sempre i suoi classici nelle nuove versioni ideate dalla PFM.
Qualsiasi velleità di un bis del tour viene riposta a causa della degenza, per qualche mese, di Faber e della compagna Dori Ghezzi all’”Hotel Supramonte”.