Soft Machine Volume Two

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reallytongues
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Soft Machine Volume Two

Messaggio da reallytongues »

Ho sempre pensato che questo album fosse, se non migliore, almeno importante quanto il più celebrato Third.
Opera importantissima, Volume Two fissa il passaggio dalla psichedelia all'art rock e lancia il pop nelle sua fase più sperimentale (siamo nel febbraio del 1969).
Il gruppo del precedente Vol One, con ancora Kevin Ayers al basso, è reduce da una tournee fallimentare negli States assieme alla Jimi Hendrix Experience.
Al ritorno in Inghilterra i tre decidono di sciogliere il gruppo, ma debbono per obblighi contrattuali incidere un altro disco.
Kevin Ayers è già scappato a Ibiza e ha venduto il basso a Noel Redding dell'Experience, così i due rimasti ingaggiano un vecchio amico dei Wild Flowers (storico gruppo di Canterbury inizatore del genere jazzrock dove sono passati più o meno tutti i jazzisti inglesi del rock) il grande Hugh Hopper.
Hugh Hopper è sicuramente migliore tecnicamente di Ayers e porta con sè professionalità, background jazz e un fratello che da esterno suonerà con Hugh le parti fiatistiche dell'album.
Mike Ratladge (l'organista-pianista dei Soft) consiglierà a Hopper l'uso del distorsore per dare più forza al sound del trio.
Ecco che per puri obblighi contrattuali i tre incideranno un autentico capolavoro.
Per il sottoscritto tra i 5 album migliori di tutti i tempi.
Difficile fare una recensione brano per brano, visto che i pezzi si susseguono senza sosta ed è difficile seguire quando finisce un titolo e ne inizia un altro.
Ci proverò...



Pataphysical Introduction - part I (Robert Wyatt) - 1:01
A Concise British Alphabet - part I (Hugh Hopper, arr. Wyatt) - 0:10
Hibou, Anemone and Bear (Mike Ratledge, Wyatt) - 5:59


La filosofia dadaista surrealista del gruppo si sublima all'istante e subito si mette in tavola l'enorme spettro sonoro che il gruppo vuole far ascoltare. Nell' intro 1 bordate di piano e un basso super distorto portano il pop da cabaret su di una astronave interstellare. Wyatt fa da anfitrione delzioso e incanta, per poi ricordarci le lettere dell'alfabeto in uno dei delziosi momenti non sense del disco.
Ecco che dopo un minuto e dieci secondi siamo già storditi cosicchè parte la prima traccia seriosa e genuinamente jazz-rock che prennuncia i Soft futuri:
Hibou, Anemone and Bear.
Si tratta di una cavalcata jazz dove il gruppo esprime tutta l'energia di cui è capace, con Ratladge autentico ivasato tra pianoforte e organo, una sezione ritmica che segue precisa e inventiva più un bellissimo arrangiamento fiatistico.
Misterica la parte cantata finale con Wyatt in stato di grazia e assolo sperimental di batteria.
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Watcher
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Re: Soft Machine Volume Two

Messaggio da Watcher »

[nc]
Disco difficile, ma più lo si ascolta più piace.
Sii te stesso; tutti gli altri sono già occupati. (Oscar Wilde)
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Progknight94
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Re: Soft Machine Volume Two

Messaggio da Progknight94 »

Che disco M A G N I F I C O

@really: ho ascoltato whatevershebringswesing, magistrale. Bellissimo. Sto approfondendo il resto ora
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reallytongues
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Re: Soft Machine Volume Two

Messaggio da reallytongues »

Progknight94 ha scritto:Che disco M A G N I F I C O

@really: ho ascoltato whatevershebringswesing, magistrale. Bellissimo. Sto approfondendo il resto ora
Kevin ha condiviso tantissimo con i primi Soft Machine, ma la sua ambizone cantautoriale non poteva restare inespressa. Rimane unica la sua capacità di spaziare dalla canzoncina alle sperimentazioni astruse, con tutte le sfumature tra l'una e l'altra.
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Progknight94
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Re: Soft Machine Volume Two

Messaggio da Progknight94 »

Tipo Song from the Bottom of a Well :mrgreen:
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reallytongues
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Re: Soft Machine Volume Two

Messaggio da reallytongues »

A Concise British Alphabet - part II (Hopper, arr. Wyatt) - 0:12
Hulloder (Hopper, arr. Wyatt) - 0:54
Dada Was Here (Hopper, arr. Wyatt) - 3:26
Thank You Pierrot Lunaire (Hopper, arr. Wyatt) - 0:49
Have You Ever Bean Green? (Hopper, arr. Wyatt) - 1:19
Pataphysical Introduction - part II (Wyatt) - 0:51
Out of Tunes (Ratledge, Hopper, Wyatt) - 2:34


Ecco che dopo l'assolo di batteria di Wyatt, che idealmente divide in due il primo lato del disco, e un ancor più conciso elenco alfabetico (part 2), si ascolta una delle sequenze più indimenticabili di arte jazz rock canterburiana:
Hullader e la sua melodia agrodolce e straniante;
Dada Was Here disperata, straziante con un Wyatt che sembra cantare da mondi lontani una lingua ispanica spaziale e un' architettura musicale che sembra trascinare in un buco nero;
Thank You Pierrot Lunaire sbucati dalle profondità spaziali come in un sogno ci si ritrova in mondo soffice e vellutato: ecco i Soft capaci di fare piano bar per gli alieni;
Have You Ever Bean Green? dedicata all'amico Jimi Hendrix, a cui si riferisce già dal titolo, è un'altro pop jazz cabaret cosmico davvero unico nel suo genere dove però si accellera fino alla cacofonia che preannuncia la chiusura del primo lato con la ripresa dell'introduzione patafisica (intro 2) con arrangiamento fiatistico da antologia e una coda jazz psichedelica in cui Wyatt ha modo di giocare ancora con la sua splendida voce.


Molti cercano il miglior Wyatt nelle sue prove solistiche più celebrate, ma io sono convinto che già in questa facciata di Volume Two c'è tutta la migliore arte Wyattiana (sia vocale che strumentale) e un gruppo, i Soft Machine, che in questo album hanno suonato musica che stilisticamente nessuno più ha nemmeno sfiorato perchè assolutamente fuori dal mondo.

Da notare come quasi intereamente il lato A sia stato composto dal bassista Hopper coadiuvato dagli arrangiamenti di Wyatt.

Interessante questo video che documenta la tournee di Hendrix con i Soft

da seguire anche i sottotitoli del testo dei brani...
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Re: Soft Machine Volume Two

Messaggio da reallytongues »

Per chi ha il vinile inizia il lato B:

As Long as He Lies Perfectly Still (Ratledge, Wyatt) - 2:35
Brano pop dalla geometria jazz, dedicato all'amico Kevin Ayers, apre la seconda facciata in maniera assolutamente originale. Il suono è corposo, denso, magniloquente quanto dinamico e sfuggente. Il pop non è più un genere facile, ma complesso come un'architettura che fonde passato e futuro.

Dedicated to You But You Weren't Listening (Hopper) - 2:32
Un delicato affresco acustico, in cui la voce di Wyatt si sposa dolce e stranita sule note folk e jazz di Hopper che si svela bravo chitarrista. Anche in questo caso, un brano per chitarra classica, i Soft si dimostrano originali e unici:
non è folk, non è pop, non è completamente jazz:
è tutto e niente!!
ascoltatela: http://www.youtube.com/watch?v=UXK_wnVA_WY

continua
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Re: Soft Machine Volume Two

Messaggio da reallytongues »

Dopo i 2 brevi brani appena descritti è ora di addentrarci nel cuore più jazz-rock del disco con la mini suite Esther's Nose Job di 11 minuti circa che si suddivide in questo modo:


1-Fire Engine Passing with Bells Clanging (Ratledge) - 1:51
2-Pig (Ratledge, Wyatt) - 2:09
3-Orange Skin Food (Ratledge) - 1:47
4-A Door Opens and Closes (Ratledge) - 1:10
5-10:30 Returns to the Bedroom (Ratledge, Hopper, Wyatt) - 4:13

In questo capolavoro i Soft Machine riescono ad unire in un continuum musicale il jazz rock più fantasioso e vicino al progressive con il jazz modale assai più ambizioso. Non mancano surreali e divertenti momenti cantati che creano siparietti dove il gruppo sembra prendere fiato per poi ributtarsi a perdifiato in cavalcate jazz furiose e arrembanti.

Questa è una esecuzione live della mini suite
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Re: Soft Machine Volume Two

Messaggio da Progknight94 »

Fantastica! [exc]
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